giovedì 1 settembre 2011

Una giornata mondiale dei giovani
I più grandi al servizio dei più giovani che non vanno nè delusi, nè illusi

Nei giorni seguenti la conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid mi ha molto colpito quello che ha scritto Umberto Folena su Avvenire: «Questa, più di ogni altra, è stata la Giornata mondiale dei giovani. La loro Giornata. Non, con tutto il rispetto, la Giornata degli educatori, dei preti, dei vescovi. Neppure la Giornata del Papa, che i giovani ha convocato proprio perché la festa fosse la loro festa. Gli educatori, i preti, i vescovi e sì, perfino il Papa si sono messi a servizio dei più giovani. Proprio come Gesù ha fatto e ha invitato a fare: i più grandi a servizio dei più piccoli, senza quel paternalismo che i giovani, comunque, annusano e smascherano. E allora diamogliela, la fiducia. Nelle comunità, nelle parrocchie, nelle aggregazioni, nelle scuole, nelle università, nei posti di lavoro, in politica. Ci hanno stupito per una settimana. Perché dubitare che possano stupirci per anni interi?».
Non so per quale ragione particolare, ma anch’io durante i giorni madrileni ho avuto l’impressione che i giovani volessero dimostrare al mondo intero la loro vitalità. Con il loro entusiasmo, con le tante debolezze, con i molti dubbi e le poche certezze; con gli amici di sempre e con quelli appena conosciuti… Da questi pensieri sono nate alcune considerazioni che provo a condividere. 
La G.M.G. è un’esperienza che va consigliata a tutti i giovani che frequentano i nostri oratori e le nostre parrocchie. Oltre all’aspetto spirituale – che ognuno vive a suo modo a seconda dell’età e del percorso personale – in occasioni come queste si cresce, si conoscono persone e luoghi nuovi, si fanno i conti con qualche disagio a cui non siamo più abituati… Che tristezza sapere che tanti giovani, anche delle nostre parrocchie, non sono stati invitati a partecipare al raduno spagnolo solo perché sarebbero stati gli unici del gruppo o perché l’educatore del proprio oratorio non avrebbe potuto partecipare. 
L’entusiasmo ma anche il raccoglimento che i quasi due milioni di Cuatro Vientos hanno dimostrato meritano la fiducia delle comunità locali dalle quali questi giovani provengono e alle quali sono tornati. Ho visto voglia di mettersi in gioco, volontà di rendersi disponibili, desiderio di fare proprio il futuro, ricerca di esperienze vere. Per questo non vanno delusi e, allo stesso tempo, non vanno illusi. La G.M.G. è un’esperienza come tante, forse quella che più di tutte rivela l’universalità della Chiesa. Non ti trasforma la vita e non ti rende più buono solo perché ci sei stato. Ma quella fiammella che si è accesa – e in alcuni casi si è riaccesa – deve essere alimentata nella vita di tutti i giorni: le nostre comunità non sfuggano alla sfida ma siano capaci di accompagnare chi dimostra questa disponibilità. 
L’ultima considerazione è rivolta a tutti quelli che a Madrid ci sono stati: è una critica che, ovviamente, faccio per primo a me stesso. Ci è mancato un po’ di rispetto: verso Madrid, verso i suoi abitanti. È vero: non abbiamo spaccato vetrine o devastato qualche monumento. Ci mancherebbe ancora! Qualcuno obietterà anche che quasi due milioni di persone un po’ di confusione la generano. Però in alcuni frangenti ho avuto come l’impressione che proprio l’essere in tanti ci facesse un po’ sentire padroni di Madrid: cori e urla a qualsiasi ora del giorno o della notte, mezzi pubblici presi d’assalto dimenticandosi di chi a Madrid ci vive o ci lavora, senza parlare dello stato in cui abbiamo lasciato l’aerodromo di Cuatro Vientos. Altri avrebbero fatto sicuramente peggio di noi, ma noi avremmo dovuto fare meglio. Se tutti, comunità, sacerdoti, educatori e giovani sapremo metterci in discussione dando fiducia a chi cammina al nostro fianco allora riusciremo a vivere già qui, nella nostra Diocesi, quell’«Andate e fate discepoli tutti i popoli», tema con il quale Benedetto XVI ci ha invitato a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013 per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. 

Alberto Baviera

da "La Vita Casalese" di giovedì 1 settembre 2011

martedì 30 agosto 2011

La lezione della fatica

Ricordi della GMG? Sotto il sole e nella stanchezza ho contemplato gesti di bontà, altruismo e amore gratuito che raramente vedo nell'agio e nel benessere 


Durante il viaggio di ritorno da Madrid dove avevo appena vissuto la GMG, una ragazza, all’invito ad esternare le proprie sensazioni, ha preso il microfono in mano e ha dichiarato: «Perché il Papa ci fa spendere tutti questi soldi e ci fa fare tutti questi chilometri se alla fine quello che ci ricordiamo è per il 95% la fatica?». Ecco, io a questa provocazione, forse per debolezza, non sono riuscito a ribattere sul momento, ma ora vorrei provare. Il Santo Padre ci chiede di riunirci con i giovani di tutto il pianeta per far comprendere al mondo che la chiesa è viva, che il messaggio di Cristo è davvero una Buona Notizia! E la fatica è compresa nel prezzo, la fatica ci rende credibili! Io penso che San Pietro, San Paolo e Gesù stesso abbiano dovuto patire fatiche molto più gravose di quelle che abbiamo sopportato noi per annunciare la Parola di Dio. Io che ho vissuto in prima persona quest’esperienza ho ammirato l’essenza della morale cristiana proprio nel disagio, sotto il sole cocente, nella stanchezza più opprimente, sotto la pioggia battente. Ho contemplato gesti di bontà, altruismo e amore gratuito che raramente ho visto e vedo in condizioni di agio e benessere. Il Pontefice ci chiede questo: vivere il Vangelo in mezzo ai giovani, sperimentare la vita di Cristo, che è stata anche e soprattutto fatica, dolore e sacrificio. Ora a noi giovani spetta portare la GMG nelle nostre case e nel nostro paese. Ora sta a noi trasformare quel ricordo fatto al 95% di fatica in testimonianza. Testimonianza sì di Fede ma soprattutto di gioia, armonia e pace. Perché la GMG, è vero, è un’iniziativa esclusivamente cattolica ma credo che amare non sia un’esclusiva della Chiesa ma una prerogativa dell’essere umano. Concludo con le parole pronunciate da un vescovo proprio durante una delle catechesi svoltesi a Madrid: «Non ti lamentare degli ostacoli che trovi durante il gioco. Gli ostacoli sono il gioco!» 

Claudio Cavalla - 17 anni, studente, Asti