martedì 4 gennaio 2011

...MA ANCHE IL PALESTRONE, L’OASI E IL BIBLIOBUS

Siamo sul pullman che ci riporterà a Casale, dopo dieci giorni in terra francese. È ormai l’una di notte, quasi tutti dormono e le luci sono spente. Si sente soltanto il rumore del motore che macina chilometri su chilometri. Il cielo è buio, ci sono soltanto la luna e poche stelle che illuminano la notte, ed è il momento giusto per ripensare alla XII Giornata Mondiale della Gioventù, conclusa la mattina prima con la messa di chiusura del Santo Padre.
Molte sono le cose che ci ritornano in mente: i momenti di preghiera e catechesi, forse lunghi, ma importanti, le opere artistiche e architettoniche della bellissima Parigi (fra tutte la Tour Eiffel e il Museo del Louvre), i momenti passati assieme agli altri giovani, sia quelli del nostro gruppo, che quelli di tutti gli altri paesi del mondo, ed, infine, i momenti di divertimento, e questi non li potremo mai dimenticare...!
Ma procediamo con ordine e vediamo come sono andate le cose sin dall’inizio. Si parte e subito la partita a scopa (che porteremo in giro per la Francia) diventa sport ufficiale del puliman (Giorgio, un ragazzo di Moncalvo, propose anche di giocare a bocce: effettivamente spazio nel corridoio non ce n’è abbastanza). Il viaggio è lungo ma il tempo passa veloce, tra le ormai indispensabili carte, e le canzoni di tutte le Giornate Mondiali della Gioventù che si intercalano con le raccolte di canzoni di Raul Casadei (voi non ve lo potete immaginare, ma le emozioni che abbiamo percepito con quelle canzoni non si possono ripetere).
Arriviamo nel pomeriggio a Lione dove veniamo indirizzati alla Cattedrale, qui ci sarà l’incontro d’apertura dei giovani accolti nella Diocesi di Lione. Il cartello che seguiamo dice: “Diocesi di Casale Monferato”. Partiamo per i luoghi di alloggio. Noi credevamo di essere appena fuori Lione, (ce l’avevano detto che saremmo stati ospitati in comunità rurali), ma non credevamo di essere a più di un’ora di puliman da questa grande città.
Ed è qui che l'esperienza francese, unita con una saggia conoscenza dell’italiano raggiunge il suo apice. Appena scesi dal pullman un solo striscione campeggia nella piazza di St. Laurent de Chamousset: “Benvenuto a tutti”, che verrà poi corretto il giorno dopo con “Benvenuta a tutti”. Alcuni sostengono che ci volessero salutare uno per uno...
I giorni qui a St. Laurent iniziano al mattino alle 7 e finiscono dopo la mezzanotte, e sono tutti pieni di iniziative.
Il 15 ci portano a visitare le realtà ecclesiali e sociali della comunità ospitante, praticamente vediamo mucche, galline ed un castello (e, per Stefano, la figlia del proprietario del castello). Camminiamo per tutto il pomeriggio: non lo sanno i francesi che in Italia in questo giorno si fa festa
Il giorno dopo siamo ad Ars assieme a tutti i giovani del Piemonte, il 17, dopo il picnic assieme alle famiglie che ci ospitano: partite di calcio. basket e bocce. Noi, naturalmente, vinciamo il torneo di basket contro francesi e polacchi, anche loro, come noi, ospitati in questo paese.
Il giorno dopo è ora di partire per Parigi. Salutiamo tutti gli amici francesi che ci hanno ospitato. Alcuni sono riusciti a strappare una promessa di vacanza per il prossimo anno, ma non sanno che lo fanno per buona educazione. Anche noi invitiamo sempre i nostri amici per le vacanze, ma alla fine troviamo sempre delle scuse per non farli venire. Quindi, per la prossima estate non prenotate il viaggio per la Francia, al massimo vi invitiamo noi due..
Crediamo di aver lasciato qui molti amici, che abbiamo ritrovato a Parigi. Fra tutti Thierry per gli amici “Mastellone”, che ha ospitato Alessandro e Stefano e le sue indimenticabili bottiglie di Oasi, la bevanda ufficiale di questo pellegrinaggio.
Il viaggio verso Parigi è faticoso: viaggiamo nel pomeriggio, dopo la messa al Palasport di Lione assieme a tutti i giovani ospitati in questa Diocesi. Il sole è cocente, e solo a tarda sera, dopo aver trovato gli altri casalesi assieme al nostro Vescovo in un'area di servizio, arriviamo a destinazione.
Alcuni di noi sono sistemati in famiglia, altri in un palestrone di una scuola superiore, tutti a Brunoy, a circa 30 Km da Parigi. Ma all’inizio, quando la situazione non era ancora ben definita, abbiamo rischiato di finire tutti nell’ormai mitico “Bibliobus”, un pulmino parcheggiato lì vicino, che può ospitare persone fino a sei piani sottoterra. Alla fine, però, siamo riusciti a scamparla, anche se alcuni, una notte nel “Bibliobus” non se la sarebbero fatta scappare.
Se le prime giornate nella provincia lionese ci erano sembrate già molto intense, a Parigi incominciamo a capire cosa vogliano dire frasi come Tirare l’alba oppure Fare after: sveglia alle sei - sei e mezza (dipende da quanta coda eri disposto a fare davanti ai quattro rubinetti), colazione a base di ciambelloni “velenosi” e caffè liofilizzato per darti il giusto supporto calorico per affrontare una lunga giornata.
Dopo la colazione, ci si trovava tutti nella chiesa del paese per la preghiera e per la partenza verso il centro di Parigi. Verso le 10 incominciava nel Palazzetto di Parigi-Bercy la catechesi: ebbene molti avranno già saputo da chi è andato, di come fossero interessanti questi momenti di riflessione.., ma nessuno vi ha mai raccontato come il pubblico fosse attento alle parole dei relatori... insomma, che non vi passi in testa di pensare che Andrea S. e Mariella P., ad esempio, abbiano veramente passato le mattine a prendere scrupolosi appunti.
Se il primo giorno l’abbiamo passato a cantare e a fare la ola, il secondo e soprattutto il terzo giorno su diecimila ragazzi, tanti eravamo nel palazzetto, almeno la metà ha dormito anche solo per qualche momento, un terzo ammette di essersi abbioccato almeno una volta, mentre i rimanenti erano impegnati nel lungo e faticoso lavoro dello scrivere cartoline.
Dopo la catechesi andavamo, tutti nel parco vicino a mangiare; prima però di raggiungere il cibo, bisognava fare una coda mostruosa con i famigerati bollini che ci permettevano di mettere qualcosa sotto i dentì dove vari spintoni sul modello di un concerto rock, si consegnavano i bollini ai volontari dicendo una preghiera per non averne perso qualcuno nella foga.
Alla fine ti sedevi soddisfatto, aprivi il sacchetto e contento annunciavi frasi tipo «A ragà, ce tocca il formaggio “velenoso”»!.
Nel pomeriggio avevamo alcune ore per visitare la capitale francese: la più bella è stata forse la visita al Museo del Louvre guidata dal professore Stefano G., il quale ci ha illustrato le caratteristiche di alcuni tra i più bei quadri del mondo.
Alla sera si tornava verso il paese per cenare (sempre con la coda e i bollini) e verso mezzanotte si andava a dormire. Naturalmente non tutti si addormentavano subito; per fare un esempio a caso, alcuni di noi hanno organizzato, l’ultima notte, un fantastico pigiama-party con Coca Cola, Oasi e patatine comprate nell’unico negozio aperto dopo le 6 del pomeriggio.
La nostra esperienza in Francia si è conclusa, come sapete, con la Veglia di sabato 23 e la Messa con il Papa del 24 agosto. Noi, questi due giorni, li abbiamo passati metà sulla metropolitana parigina (abbiamo impiegato mezza giornata solo per arrivare all’ippodromo di Longchamp) e l’altra metà dentro il sacco a pelo in mezzo ad un milione di ragazzi che cantavano tanto di giorno, fino a qui tutto normale, quanto di notte, disturbando il sonno di chi non si reggeva più in pedi. Appena conclusasi la Messa abbiamo fatto ritorno al Paese e nel tardo pomeriggio siamo partiti alla volta dell’Italia, e adesso siamo qui nel buio della notte a sfogliare il libro su Parigi, in italiano, che Gabriele ha comprato all’ultimo autogrill francese (da lui bisogna aspettarsi questo ed altro).
Ma adesso basta, vogliamo lasciarvi tranquilli così magari il rumore del motore che macina chilometri su chilometri lo sentite anche voi....

Alessandro e Paolo (da “Boomerang – Speciale Parigi”, settembre 1997)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

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