venerdì 11 febbraio 2011

giovedì 10 febbraio 2011

...ma non deve finire qui!

Un mega incontro di giovani da tutto il mondo.
In quei due milioni c'ero anch'io con i miei amici, arrivati a Tor Vergata dopo una settimana dì meeting tra cui catechesi, preghiera di Taizè, scambi con altri gruppi, canti e risate in metrò, serate a parlare fino alle 2 di notte con la sveglia alle 7, soprattutto arrivati dopo 6 ore di cammino e 12 chilometri percorsi sotto 40 gradi. Incredibile. Se non fosse stato per qualcosa di speciale , non avrei mai resistito a tutto ciò. Invece le energie non mi sono mai mancate. Ora dite tutto quello che volete, che la GMG e il giubileo sono solo grandi eventi commerciali, che è tutta scena, che è assurdo creare situazioni simili, che è assurdo che tutti questi giovani si ritrovino per ascoltare le parole di un vecchio... ognuno può pensare quello che vuole. Ma spesso queste riflessioni scaturiscono da pensieri che non vanno nel merito. E vero che il lato commerciale c'è in tutto ciò, ma in che cosa non esiste il lato commerciale? semplicemente non bisogna fermarsi a quello, c’è impellente bisogno di andare oltre, di guardare al di là di queste cose piccine. Lo GMG 2000 è stata un grande momento nella mio storia personale e vorrei cambiare il mio stile di vita dopo quel che è successo a Roma perché tanti sono stati gli spunti dati e mi sento qualcosa dentro che non so descrivere, mi sembra di non stare più nella mia pelle, sono euforica. Lo so che presto questa euforia passerà, ma lascerà comunque il posto a nuove forze e nuovi orizzonti che ho scoperto. La carica è grande. E la carica che serve per ri-svoltare la mia vita. Perché se dopo questo raduno di giovani così determinati e motivati provenienti da tutto il mondo, se dopo questo grande incontro e scambio, nulla viene trasformato, allora non ci siamo.
La GMG è stata una grande festa, ma anche un grande momento per capire cosa non va in noi. Io ho fiducia. Ragazzi, che siate venuti alla GMG o no, beh è ora di darsi da fare, di sbattersi, per cambiare un pò le cose. Non è vero che non possiamo fare nulla per migliorare la situazione esistente, affinché l’Uomo sia al centro. Basta impegnarsi in prima persona. Non siete soli, non siamo soli!
allora... COME ON!
e come ho letto su una maglietta a Parigi alla scorsa GMG, “LEVEZ VOUS, N’AYEZ PAS PEUR” (alzatevi, non abbiate paura, N.d.R.)

Valeria C. 

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

mercoledì 9 febbraio 2011

«...voi siete gli astri del mattino»

«Grazie Signore per questo fresco! Grazie per questa calma!»
Dopo tanto sole, tanto movimento, canti e parole, ecco il momento del raccoglimento: la veglia di Tor Vergata. Noi lontani dalle luci del palco abbiamo dovuto accontentarci della luce delle lucerne di terracotta: meglio, perché ci hanno aiutato a creare un’atmosfera di intimità, cosa non facile in mezzo a due milioni di persone. In religioso silenzio - è il caso di dirlo! - ho ascoltato le testimonianze di Stefariia, volontaria nelle carceri; di uno novizia ruandese; di due fidanzati filippini e di un seminarista romano. Giovani all’anagrafe, grandi nello spirito e nella quotidianità, esempi da ammirare e imitare (quanta strada devo ancora fare nonostante i quindici km sotto il sole!). Pensando agli stranieri venuti da lontano per parlare a noi tranquilli oratoriani, ho provato un senso di venerazione, perché perdonare chi ti uccide i familiari e convivere con la guerra, beh!, per me è qualcosa di enorme, e forse loro sono già i santi del nuovo millennio. E finalmente ecco il grande atteso, il Papa, il “nonno” di tutti, che, vedendo un così imponente numero di giovani menti radunate per la pace, si è rallegrato: un esercito per il bene. Dopo gli orrori del passato, come la carneficina operata dal nazismo, è bello credere che il futuro sarà diverso, migliore, se tutti avremo buona volontà. La società non ha fiducia nei giovani; il Papa cì ha detto: «So che voi non vi rassegnerete alla fame, alla violenza, all'ingiustizia. A voi forse non sarà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo sì!».
Siamo così fragili, come le nostre lucerne, vasi di terracotta, fra i prepotenti vasi di metallo del mondo, mai in aiuto viene la Grazia. Gesù ero solito fare domande ai suoi discepoli perché essi stessi si rendessero conto dei doni ricevuti e della forza che Lui aveva ricevuto dal Padre.
Quando si comprende di avere.., è così bello condividere! Proprio come il giovane che “costrinse” Gesù al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. E beati quelli che pur non avendo visto crederanno! Certo che è difficile anche oggi essere cristiani, ma il vangelo ci sostiene: ponendo in esso le nostre radici potremo rivitalìzzare le situazioni quotidiane, ritrovare la speranza, reinventare il nostro Io per attuare scelte più vicine alla vita dell’unico maestro, quello che ha parole di vita eterna. E non aver paura di pagare di persona. Abbiamo tutti una parte di S. Tommaso dentro di noi, e abbiamo tanti amici che vi assomigliano; il nostro mandato è quello di rendere possibile un incontro personale tra Cristo e il nostro prossimo. Ci sono diversi modi e il “laboratorio della fede” non deve conoscere vacanze; con i nostri sacchi a pelo e zaini abbiamo sperimentato una briciola delle ristrettezze patite dai poveri del mondo. Se abbiamo condivisa la gioia ed i sorrisi, dovremo anche condividere le nostre intelligenze, le nostre energie, le nostre sostanze con quelli che, essendo oggi gli ultimi, saranno i primi nel legno dei Cieli; l’alternativa è essere come il figlio della parabola che, con entusiasmo, disse subito di sì al padre, ma poi si perse in altro e non andò a lavorare nella vigna. Per servire ci vuole umiltà, perseveranza, amore...in una parola: fede! E non importa se i media non si interessano al nostro operato... perché da quando una donna disse di nascosto il suo sì, la vita dell’umanità non è più la stessa.

Lia D.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

martedì 8 febbraio 2011

La responsabilità di un irresponsabile

Roma, 14 Agosto 2000. Veniamo convocati al raduno per lai strategia da adottare in questi giorni. Come quale strategia?
Sto parlando dello smistamento dei foulard, giallo (di ammonizione) per i pellegrini semplici e rosso (per una più dura sanzione) per i generali.
Vengo inspiegabilmente insignito fra lo stupore di tutti, del fazzoletto rosso; all’inizio credevo che mi fosse stato attribuito quel colore per il mio noto impegno sindacale. Solo dopo mi spiegano che chi porta al collo suddetto foulard ha la responsabilità sul suo specifico gruppo di appartenenza: resto tranquillo fino a quando Salvina mi comunica CHI milita nel mio gruppo... tra i nominativi scorgo un cognome sconosciuto: Farello.
Chi è costui? Ah, ma è Rezzo! Vorrei abbandonare tutto! Ma come dice un antico e saggio proverbio cinese: «Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare». Da subito vengo osteggiato dai responsabili più facinorosi a causa del mio spirito da animatore controcorrente e un pò rìbelle, ma vengo presto acclamato, con regolari elezioni, dalla maggioranza dell’esercito: mi riconoscono come l'unico VERO responsabile, il paladino del popolo.
Caricato da questo onore, affronto gli impegni di queste giornate con uno spirito rinnovato, e non lesino di dimostrare le mie capacità: ad esempio... c’è una fanciulla in pericolo che chiede aiuto? Io mi fiondo.
C’è la Salvina che chiede una fazzoletto di carta? Io mi fiondo.
Ci sono due ragazzi che litigano per spartirsi la Supreme di pollo? Anche qui mi fiondo, perché, come mi rammenta un famoso proverbio cinese, «Tra i due litiganti il terzo gode».
Alcuni riottosi apostrofano con parole pesanti quel povero “diavolo” del Santo Padre? Da buon censore intervengo a raffreddare con acqua benedetta questi focolai rivoluzionari.
Qualcuno sventolo i vessilli di alcune note compagini calcistiche nemiche? Provvedo lesto a farle ammainare.
Alcuni volontari ostruiscono la nostra visuale del maxischermo? Faccio allestire prontamente un plotone di esecuzione.
C’è Rezzo in preda ad una rapina a mano armata? Lì non mi fiondo, d’altronde so che è un ometto e può cavarsela da solo.
Queste sono solo alcune delle gravose responsabilità che poggiano sulle mie spalle.
Ops! Forse sto esagerando... rischio di dimenticare che al mio fianco militano altri importanti caporali: Doni “seraficità” Marco, sempre pacato e misurato anche nei momenti di panico, il primo a urlare la carica e l’ultimo a lasciare il campo dì battaglìa.
Adesso chiudo queste mie considerazioni, perché il dovere mi chiama: devo indagare sulla scomparsa di un cellulare; sembra che un prete di Fossano lo abbia intelligentemente lasciato in carica. Qualche anima gentile ha pensato di “caricarlo” sulla propria auto.
Spero di risolvere il caso prima di essere precettato per una nuova missione: Toronto 2002!

Andrea Z.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

lunedì 7 febbraio 2011

..ce la faremo?

«Dove due o più sono uniti nel mio cuore, io sono presente in mezzo a loro»...
E a Roma siamo più di due milioni uniti dalla fede, dalla preghiera.
Cristo è vicino ad ognuno di noi: ci sorregge nella fatica del cammino; è la luce, il fuoco vivo delle candeline che si sono accese nella notte; è la speranza dell’alba che ci accompagna nel nuovo giorno; è la pace del nostro cuore in comunione con fratelli di tutto il mondo; è provocazione, attraverso le domande rivolte dal Papa: «Volete forse andarvene anche voi? Chi siete venuti a cercare?»; è faro che attraverso la Parola ci indica la strada nel quotidiano.
Ecco cosa troviamo, forse riscopriamo in queste giornate che stiamo vivendo a Roma. E ancora un mandato: «Non abbiate paura a essere i santi del nuovo millennio». Uscire dalle nostre abitudini di una fede intiepidita per dare concretezza, vigore nuovo, per essere testimoni non solo con le parole ma prima di tutto con la vita, per essere persone cambiate dentro, rinnovate nell’amore verso Dio e verso il prossimo, per essere “laboratori della fede” dentro di noi e nelle nostre comunità. Ce la faremo? Saremo capaci di rinnovare continuamente il nostro si?
«Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo» (lo ricordo prima di tutto per me!)
E concludo ringraziando Dio e tutti i compagni di cammino per il viaggio, la strada che insieme percorreremo in giorni.
Un abbraccio...

Salvina

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

domenica 6 febbraio 2011

...MA NON CHIAMATECI “PAPA-BOYS”

Dopo Parigi 97, la GMG 2000 a Roma nell’anno del “GRANDE GIUBILEO"

«Chi vivrà, vedrà». Noi abbiamo vissuto e abbiamo visto: abbiamo visto Gabriele F. (soprannominato Er Polacca per il suo interesse verso le ragazze dei paesi dell’Est) svegliarsi presto la mattina e lavorare come non mai sia come interprete (!) che in cucina (!?!). E persino riuscito a dire: «E adesso andrà di mia spontanea volontà a Messa». Incredibile!
Abbiamo visto un Simone Viancino poliglotta (lui che al massimo dell’estero ha visto la Svizzera, italiana!) che nei momenti migliori riusciva anche a sfornare frasi del tipo: «Restaurant of pizza, Pizzeria...» e che adesso vaga da un’agenzia di turismo all’altra a chiedere quanto costano i viaggi (speriamo di sola andata) per la Vojvodina.
Abbiamo vissuto in una scuola materna di Monterotondo, o 30 chilometri da Roma, che rimaneva chiusa dalle 8 del mattino fino alle 8 di sera creando una specie di effetto serra (il caldo entrava, ma non usciva) costringendo noi maschi relegati al secondo piano, con una sola doccia calda (per i primi quattro che la facevano) contro le sei delle donne, a dormire sul balcone.
Abbiamo visto una Roma assaltato do giovani provenienti da ogni parte del mondo («Ho il cuore in mano - diceva Viancino ad un misterioso interlocutore telefonico - ma i serbi sono alloggiati dall’altra parte della cìttà»).
Abbiamo visto seminaristi che sfoggiavano il loro improbabile portoghese ai quattro venti e diventare il cujinjo (cugino) della comitiva.
Abbiamo visto Vescovi "veri” mangiare in un parco di Roma le prelibatezze offerte dalla Sodexho (la famosa compagnia di ristorazione diventata, già a Parigi, nostra “croce e delizia”) e Monsignori “finti” impartire a frati, suore e moltissimi fedeli "Apostolica Benedizione". Abbiamo visto sacerdoti piemontesi (così don Marco si fa chiamare, c’è ancora chi non ci crede) fermarsi, lungo i quindici chilometri sotto il sole che ci portavano verso la spianata di Tor Vergata, per suonare alle porte dei romani chiedendo aiuto e ristoro. Lo abbiamo anche visto addormentarsi in un sacco a pelo e svegliarsi in un altro. Ma questi, si dice, sono scherzi da prete.
E sacerdoti romani intrattenere il pubblico con frasi del tipo «I preti di Fara Sabina sono come l'olio acidità zero...!»
«Chi vivrà, vedrà!» Così ci aveva lasciati Giovanni Paolo II il 24 agosto del 1997 a Longchamp, l'ippodromo di Parigi . Più giovani, più inesperti, in numero inferiore. Sono passati tre anni e sono cambiate tante cose, ma non sono cambiate la nostra atteso e il nostro entusiasmo per l’incontro con il Papa. Un giovane di ottant’cinni che riesce a radunare più di due milioni dì giovani.
Alcuni giorni fa mi ha colpito la frase di un giovane americano presente alla Giornata Mondiale della Gioventù a Denver nel ‘93. Vedendo il Papa pregare di fronte ai suoi giovani disse: «Micheal Jackson non ha mai pianto per me!». E a Roma ha chiamato le nostre urla e i nostri cori "una catechesi” e ha definito il suo discorso nella Veglia di Tor Vergata non un monologo, ma un dialogo.
Non siamo andati a Roma per farci chiamare Papa-boys, per partecipare ad un Papa Pride, per assistere ad una Woodstock cattolica siamo andati a Roma, nella "città che ha versato il sangue per amore” (come recita l'Inno della Giornata) per conoscere il messaggio del “Verbo che si è fatto carne ed è venuto od abitare in mezzo a noi”. Da Piazza San Giovanni per l'accoglienza, passando per ìl Pellegrinaggio Giubilare in San Pietro e alla Messa internazionale e il Sacramento della Penitenza al Circo Massimo, fino alla Veglia e alla Messa a Tor Vergata, possiamo dire di aver passato una settimana molto intensa e straordinaria.
Il momento più duro è stato sabato 19. Ore 10: partenza dalla stazione Tuscolana dei 15 chilometri più lunghi e faticosi della mia vita. Come se non bastassero gli zaini e il sacco a pelo, caricati del famoso “cubo” di 5 chili che doveva garantirci il pranzo e la cena del sabato e la colazione e il pranzo di domenica. Ma una volta arrivati la stanchezza passa: purtroppo eravamo sistemati lontano dal Palco Papale.
Quando siamo arrivati il nostro settore (l’undici verde) era già strocolmo e a noi non è restato che accontentarci di un posto che ci permetteva di seguire tutto dal maxi schermo e che ci ha, però, permesso di uscire in, relativamente, poco tempo dal Campus.
Gli incontri con il Papa sono stati tutti significativi.
Non so il perché, ma ho un bellissimo ricordo dell’incontro in San Giovanni in Laterano per l’accoglienza dei giovani italiani. Ho visto un Papa che mi ha dato la forza per vivere al massimo tutta la settimana.
Da Roma ci portiamo a casa tante cose: nuove amicizie, tanta fatica e bellissimi ricordi che ci indicano la strada da seguire. Al ritorno molti ci hanno chiesto come era andata. La risposta? «Duro, ma lo rifareil» Anch'io rispondo così, in conclusione di questo articolo. Duro!
Ma a Toronto, in Canada, ci voglio essere! Perché non andare sarebbe saltare un appuntamento con la storia!

Paolo Baviera

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

sabato 5 febbraio 2011

E con i nostri passi noi arriveremo lontano..

Recita così il ritornello di un canto: e questo era forse il pensiero di molti alla partenza per Roma.
Ed effettivamente di strada ne abbiamo fatta tanta: non è facile, quindi, riassumere in poche righe l’entusiasmante esperienza che ho vissuto con altri duecento giovani monferrini e più di due milioni di giovani di tutto il mondo.

Il nostro pellegrinaggio è incominciato alle 20.30 di domenica 13 agosto: il viaggio in pullman fino ad Alessandria, poi in treno verso Roma con i giovani alessandrini e astigiani. Arrivati siamo stati ospitati a Monterotondo, una cittadina di quarantamila abitanti ad una trentina di chilometri dalla capitale.

Lunedì libero e martedì è iniziata un’esperienza faticosa, ma si sa che le cose belle costano fatica; un programma ricco che ci ha visti subito protagonisti sia al mattino a Passo Corese per la S. Messa dell’Assunzione celebrata da Mons. Fumagalli vescovo della Diocesi di Sabina - Poggio Mirteto sia al pomeriggio in Piazza S. Giovanni in Laterano accolti dal Papa nella sua Diocesi. Non ha esitato a dire: «Non abbiate paura... di essere i santi del nuovo millennio».



Poi tanti cori, applausi, tifo da stadio; e Lui dopo essere stato a guardare, ringrazia: «Grazie per questa vostra catechesi».

La nostra avventura romana è continuata il giorno dopo, mercoledì, quando al mattino accompagnati dal nostro vescovo abbiamo partecipato al pellegrinaggio giubilare partendo da Castel S. Angelo per arrivare a Piazza S. Pietro, attraversare la Porta Santa e sostare qualche istante in preghiera nella basilica.

Al pomeriggio Messa internazionale al Circo Massimo, seguita poi dalla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione.

Giovedì mattino abbiamo preso parte, nella parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, alla catechesi "Cristo ha dato se stesso per noi” tenuta da Mons. Garzia, vescovo di Caltanissetta. Al pomeriggio il nostro gruppo si è diviso: qualcuno ha partecipato al Genfest allo Stadio Flaminio; altri all'incontro della Comunità di Taizè; altri alla Festa dei giovani salesiani; altri ancora hanno visitato la Mostra "Pietro e Paolo” a Palazzo della Cancelleria. Alla sera un nutrito gruppo ha partecipato, con altri cinquantamila giovani, al concerto di Angelo Brariduardi in Piazza San Giovanni.

Venerdì mattino la catechesi “Santi del Nuovo millennio” alla quale abbiamo partecipato è stota commentata dall’Arcivescovo di Bari Mons. Cacucci. Al pomeriggio siamo tornati a Passo Corese per la celebrazione della Via Crucis.

Sabato mattina è iniziato il cammino verso Tor Vergata: sole, caldo, svenimenti, 15 chilometri di strada con zaini sulle spalle e cartoni con il vitto tra le mani.
Ma raggiunta Tor Vergata tutto è andato nel dimenticatoio e l’incontro con il Papa è finalmente iniziato: «Voi difenderete la vita in ogni momento vi sforzerete di rendere questa terra sempre più abitabile, per tutti» è il compito che Giovanni Paolo II ci ha affidato ricordandoci però che «è difficile credere ma con l’aiuto della grazia è possibile».

GMG Roma 2000: Veglia a Tor Vergata from pablocanateam on Vimeo.

Il discorso del Papa è stato spesso interrotto da applausi e perciò lui stesso l’ha voluto definire un “dialogo”. Poi dopo i fuochi artificiali, la notte cala; qualcuno ha ancora le forze per cantare e ballare, altri cercano di raggiungere il palco papale, altri si avvicinano in adorazione ad un altare con il Santissimo Sacramento e infine i più stanchi cominciano uno a uno ad addormentarsi.

L’indomani, domenica, l’alba spunta presto; aspettando il Papa le prove dei canti si susseguono. Poi un boato: eccolo! Durante la Messa il Santo Padre ha ricordato la strada da percorrere: «Di parole attorno a voi ne risuonano tante, ma solo Cristo ha parole che resistono all’usura del tempo e restano per l’eternità... La direzione di Cristo è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società ed un futuro degni dell’uomo».

Il cammino più duro e più impegnativo inizia adesso; ma con due milioni di amici e compagni di viaggio sarà più facile raggiungere Toronto nel 2002: fino ad allora potremo davvero cambiare il mondo, accenderlo con il fuoco.

Alberto B.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

venerdì 4 febbraio 2011

QUESTA SCOMODA PATERNITÀ

Li ho visti partire domenico sera per Roma: i miei ragazzi. Pieni di gioia, con le loro chitarre e gli zaini con il sacco a pelo.
Era da un po’ di tempo che non andavo a salutare qualcuno che partiva per un lungo viaggio: mi sono ritornati di colpo alla mente le partenze per i campeggi con i giovani, trent’anni fa. Qui ci sono già i loro figli. Mi sono ritornate in mente le lacrime delle mamme, le raccomandazioni, quelle valigie tutte ben in ordine alla partenza e invece impossibili da chiudere al ritorno
Domenica sera avevo il cuore immagoriato anch’io. «Don non parti?..»: che fastidio quella domanda impertinente. No, non portivo. E da un po’ di anni che non parto quando loro invece se ne vanno: gli anni, gli acciacchi ed anche un po’ di vigliaccheria, se vogliamo chiamarla così.
I giovani sono incontenibili, tirano tardi la sera, non stanno alle regole, non hanno puntuaiitd, si adattano a qualunque cosa. Mi sentivo come un padre che non può rincorrere i figli che ormai sono cresciuti. A competere con loro c’è da scoppiare o da farli morire dai ridere. A pretendere che si adeguino ai tuoi ritmi vuoi dire rovinargli la festa.
C’era una atmosfera particolare quella domenica sera per noi della parrocchia: avevamo di fatto ospitato una ventina di giovani jugoslavi pellegrini per Roma. I miei ragazzi erano stati in gamba: sempre vicini, sempre disponibili, mai arrabbiati.
Io che li vedevo tante volte incupiti, annoiati, rissosi, in quei quattro giorni me li trovavo diversi e trasformati. Era la “Giornata mondiale della gioventù”? Boh! sì, c’era tutta la curiosità di giovani che “annusano” altri giovani così lontani e diversi per cultura, lingua, tradizioni... Cera quella sottile complicità di maschi e femmine che sentono in modo straordinario la voglia di comunicare. Ma c’era la sorpresa di scoprire che i giovani sono tutti uguali sotto tutte le latitudini: allegri e improvvisamente tristi, caciaroni e scatenati e silenziosi e contemplativi.
Che bello sentire che questi ragazzi ti erano cresciuti sotto gli occhi: erano bambini dieci anni fa e te li trovavi giovani: A volte indisponenti con i loro caratteri così difficili ed imprevedibili ma così amabili quando la loro vita prende va il senso giusto!
I soliti ritardatari - Mariella, Andrea - eppure puntuali questa domenica della partenza: abbracci e baci con i genitori, con gli amici jugoslavi - le ultime fotografie come a fissare sulla pellicola quattro giorni straordinari. E io me lì mangiavo con gli occhi; trepidavo per loro, li vedevo già nelle piazze di Roma con migliaia di altri giovani come loro a cantare e a danzare la gioia di vivere. Li guardavo con quel loro "fare" forte e fragile insieme e mi chiedevo se avrebbero incontrato la Persona di cui avevo parlato loro tante volte in questi anni. «Quando attraversi la Porta Santa ricordati di dire al Signore che ti chiami..» grido ridendo a Simone: è un nostro tacito patto. E quelle due o tre coppiette: capiranno a Roma che oltre gli strusci di V. Roma o i baci rubati negli angoli dei giardini c’è un Maestro di amore che potrebbe insegnargli tante cose?
Scoprivo che avevo tante cose da dire, uno ad uno, e non gliele avevo ancora dette: o gliele avevo dette, ma le avevano capite? Come comprendevo i papà e le mamme che dicevano per l’ennesima volta che dovevano telefonare, che dovevano prendere le, medicine, che non dovevano mai uscire da sole (soprattutto le ragazze). Anch ‘io avrei voluto dire loro le cose che sognavo e desideravo per loro. Che avrei voluto che mi ritornassero migliori di quando erano partiti!
«Ma tu sei mica loro padre!...»: mi tirò con i piedi per terra il solito papà che sa tutto. «Noi, sì, che siamo papà e dobbiamo preoccuparci!». Che fortuna, mi hanno detto tante volte, essere preti: non hai la preoccupazione per i figli. Alla sera chiudi l’oratorio e te ne vai a dormire.
Alle diciotto del giorno di ferragosto il Papa saluta i giovani arrivati a Roma. Ci sono anche i miei ragazzi: apro la televisione - collegamento con Piazza S. Giovanni - ci sono loro. Suona la Messa nella mia chiesa: dovrei andare a celebrare. Li cerco sullo schermo. C’è Alba, c’è Pozzuoli: e Casale? Me li immagino con i loro fazzoletti e le loro bandane, a cantare e a gridare al Papa, Padre ed amico. Quasi mi scappo di gridare anch’io. Quando torno dopo la Messa sono ancora li, in piazza S. Pietro, a cantare e a pregare: e mi trovo a piangere quando vedo quei giovani e quelle ragazze che si rifugiano tra le braccia del vecchio Papa e mi vedo i miei ragazzi e penso alla fortuna che hanno di essere testimoni dal vivo di cose così belle e quasi li invidio come un qualsiasi papà che vede e quasi invidia i figli cresciuti che ridono, piangono, si innamorano e gioiscono! Scomodo paternità nascosta, la mia, che però ti aiuta a continuare a lottare ed a lavorare nel Regno di Dio e a dare la vita per le persone che ami.

don Gigi Gavazza

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

giovedì 3 febbraio 2011

Che nessuno serbi rancore

Neanche noi sappiamo come abbiamo fatto, ma sul treno di  ritorno da Roma abbiamo recuperato il diario personale di Simone Viancino. Da buoni giornalisti abbiamo pensato di non restituirglielo, bensì di pubblicare una parte esigua dell’enorme malloppo; compaiono anche considerazioni di Stefania A. e Chiara R., due delle sue più vicine collaboratrici (le uniche due, a dire il vero!). Noi ne siamo rimasti sconvolti e per questo abbiamo deciso di pubblicarlo integralmente: solo così chi lo conosce e chi non sa ancora niente di lui potrà farsi una minima idea della misura del personaggio. Buona lettura!

10 agosto 2000
ore 14: arrivo, dopo mesi di attesa, il primo pullman polacco. Noi ovviamente eravamo presenti ad accogliere i baldi, ma soprattutto le balde giovani polacche.
ore 15.30: per quest’ora era previsto l’arrivo dei "nostri” serbi ma all’orizzonte un altro puilman di polacchi! Ma appena si è aperto lo sportellorie (il portellone, N. d.R.) del puilman come per magia la delusione è subito svanita.
Dopo un breve spuntino abbiamo accolto i nuovi amici con balli e canti com’era già successo per chi era arrivato prima.
ore 19.45: Arrivano! Forse sono i "nostri” serbi. E invece no, ancora polacchi. Basta!!!
DRIN DRIN suona il cellulare di Salvina:
«I serbi sono ai casello... andiamo»

11 agosto 2000
ore 10: accompagniamo i serbi all’unico posto tipico in cui ci sono tanti casalesi: il mercato di Piazza Castello.
ore 15: spariscono 1226000 in lire e marchi; vengo incolpato del furto. Dopo lo spiacevole incidente diplomatico, verso sera una messa in polacco.

12 agosto 2000
ore 9: visita guidata della città; cerco di dare una mano nel mio inglese semiscolastico e semi-sconosciuto... e pensare che già fanno fatica a capirmi quando porlo in italiano.
ore 14: Ostensione dello Sacra Sindone a Torino. Al ritorno i serbi richiedono a me e a Christian (P., N.d.R.) di cantare canzoni tipiche italiane. Cantiamo “O sole mio” e ci proiettiamo nella leggenda.
ore 21.30: grande festa in Piazza Mazzini. Mariella P. & friends sono le protagoniste ma io raccolgo l’ennesimo trionfo. Per festeggiare, sbevazziamo insieme ai serbi fino all’alba.

13 agosto 2000
ore 8: ci avviamo alla messa internazionale di Crea, molto toccante ma soprattutto molto internazionale: Vangelo letto in otto lingue!!
ore 15: vinco a mani basse la gara "Maggior numero di foto con le polacche”.
ore 20: partenza per Roma.
ore 23: sono sul treno e sono ancora lucido; questa esperienza ci ha insegnato cosa vuoi dire unità, condivisione e fratellanza.
Ore 23.01: telefono a don Gigi per chiedere di finanziarci un viaggio in Vojvodina.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

mercoledì 2 febbraio 2011

PORTARE IL FUOCO

Siamo tornati da Roma con una consegna. Ce l'ha data il Papa, citando Santa Caterina da Siena, anche se un po’ parafrasata.
«Se sarete quello che dovete essere, porterete fuoco in tutto il mondo...»
Portare il fuoco: ecco un impegno dopo l’entusiasmo della Giornata Mondiale della Gioventù 2000.
Sono lieto, perciò, che voi ragazzi abbiate sentito, da voi stessi, la voglia di comunicare ai vostri amici, attraverso questa vostro giornale di gruppo, i sentimenti e le passioni che quell'indimenticabile esperienza ha suscitato in voi e in quanti, con voi, hanno vissuto il cammino romano della Giornata Mondiale della Gioventù.
In fondo è la stessa cosa di cui abbiamo sentito il bisogno l’anno scorso tornando da Lourdes: ricordate?
Ci eravamo ispirati alle parole che la Madonna, nell’apparizione, aveva fatto sentire a Bernadette, l’adolescente coinvolta in quel mistero.

«Andate a dire che»

Anche noi ci siamo detti: «andate a dire...» Andate a dire. Portate il fuoco...
Sono due immagini che, pressappoco, ci ripetono lo stesso messaggio: non possiamo temere per quello che abbiamo visto, udito, fatto e vissuto.
Ci viene voglia di dirlo, comunicarlo, partecipano, con la stessa gioia, lo stesso entusiasmo, lo stesso fervore con cui ci è capitato di viverlo.

Bravi ragazzi! Andate a dire che...
Che è bello vivere insieme esperienze esaltanti!
Che è appassionante credere insieme a grandi valori di fede!
Che è convincente sperimentare l’universalità della chiesa nel mondo!
Che è coinvolgente cantare e ballare sull’onda della stessa musica!
Che è trasfigurante appassionarsi per una causa universale di pace!

Andate a dire che...
Che alla fine è esaltante ritrovarsi in tanti
“Sotto la stessa luce,
sotto la stessa croce,
cantando ccl una voce”...

Cari ragazzi, c’è però una condizione.
Perché questo vostro “dire agli altri”, sia un fuoco che comunica ardore, deve nascere da una profonda “novità”: se sarete quello che dovete essere...
È questa la condizione: essere ragazzi “nuovi”, cioè capaci di lasciare abitudini e comportamenti “vecchi” e logori: lasciare pigrizie e indolenze adolescenziali; lasciare le indifferenze inoculate in voi da una ambiente disimpegnato e consumistico.

Essere “quello che dovete essere”: ecco la novità che portiamo a casa da Roma e dalla Giornata Mondiale della Gioventù. Se saremo così, porteremo fuoco in tutto il mondo: il mondo giovanile, troppo spesso preda di inautentiche esperienze e di tante fallimentari spirali apparentemente liberatorie.

Portare il fuoco, anche a Casale e dintorni: ecco la consegna e l’impegno.

Ce la faremo se...

+ Germano Vescovo

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

martedì 1 febbraio 2011

SENTINELLE PER UN NUOVO MONDO...

Scrivo questo saluto per il giornalino dell’oratorio con il cuore pieno ancora della gioia che comunicava lo spettacolo dei giovani a Tor Vergata.
C’erano anche i nostri giovani dell’oratorio e questo mi dava speranza, soprattutto quando penso che il Papa ha dato loro un impegno a nome di Gesù: un impegno per la vita!
Non credo che dobbiamo attendere miracoli da questi eventi così coinvolgenti: e tuttavia in tutti noi adulti questi fatti hanno aperto il cuore alla speranza.
Tante volte noi adulti ripensiamo ai tempi della nostra gioventù, ai nostri oratori, alla nostra vita parrocchiale: e lo facciamo con rimpianto e nostalgia. Eravamo tanti, eravamo motivati, ci sorreggeva una società “cristiana”. Il tempo e la lontananza poi rende i ricordi tante volte più belli di quanto erano in realtà.
Ci sembra tante volte che quei tempi non possano più tornare.
Ora crediamo che dobbiamo smetterla di guardare indietro a tempi che non ritorneranno più.
C’è un tempo nuovo che sta per sorgere: l’alba di questo nuovo tempo incomincia a delinearsi. I giovani ci hanno detto che saranno loro a vegliare perché appena spunta il nuovo giorno tutti siamo in piedi ad attendere il Signore che ci traccia i nuovi sentieri da percorrere.
Mi piace pensare che il Papa ha dato a loro il compito di esploratori di queste nuove strade. Noi adulti - genitori, sacerdoti ed educatori - dobbiamo stare loro accanto perché, nel loro rinnovato entusiasmo, certamente si troveranno di fronte a delusioni e a difficoltà imprevedibili. La società, la storia ed il mondo non sono Tor Vergata! Là era il Tabor: da adesso debbono entrare nella fatica del quotidiano.
Possono contare su di noi: non dovremo essere per loro i soliti giudici critici e smagati, sempre pronti a rimproverarli... Dovremo invece essere persone dal cuore buono e generoso, pronti almeno ad accogliere il grido delle sentinelle: a loro dobbiamo soltanto chiedere che non si lascino vincere dalla pigrizia e dall’ adeguamento vile e povero alle culture dominanti. Il Signore li sostenga nel loro impegno generoso.

don Gigi Gavazza

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003