mercoledì 9 febbraio 2011

«...voi siete gli astri del mattino»

«Grazie Signore per questo fresco! Grazie per questa calma!»
Dopo tanto sole, tanto movimento, canti e parole, ecco il momento del raccoglimento: la veglia di Tor Vergata. Noi lontani dalle luci del palco abbiamo dovuto accontentarci della luce delle lucerne di terracotta: meglio, perché ci hanno aiutato a creare un’atmosfera di intimità, cosa non facile in mezzo a due milioni di persone. In religioso silenzio - è il caso di dirlo! - ho ascoltato le testimonianze di Stefariia, volontaria nelle carceri; di uno novizia ruandese; di due fidanzati filippini e di un seminarista romano. Giovani all’anagrafe, grandi nello spirito e nella quotidianità, esempi da ammirare e imitare (quanta strada devo ancora fare nonostante i quindici km sotto il sole!). Pensando agli stranieri venuti da lontano per parlare a noi tranquilli oratoriani, ho provato un senso di venerazione, perché perdonare chi ti uccide i familiari e convivere con la guerra, beh!, per me è qualcosa di enorme, e forse loro sono già i santi del nuovo millennio. E finalmente ecco il grande atteso, il Papa, il “nonno” di tutti, che, vedendo un così imponente numero di giovani menti radunate per la pace, si è rallegrato: un esercito per il bene. Dopo gli orrori del passato, come la carneficina operata dal nazismo, è bello credere che il futuro sarà diverso, migliore, se tutti avremo buona volontà. La società non ha fiducia nei giovani; il Papa cì ha detto: «So che voi non vi rassegnerete alla fame, alla violenza, all'ingiustizia. A voi forse non sarà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo sì!».
Siamo così fragili, come le nostre lucerne, vasi di terracotta, fra i prepotenti vasi di metallo del mondo, mai in aiuto viene la Grazia. Gesù ero solito fare domande ai suoi discepoli perché essi stessi si rendessero conto dei doni ricevuti e della forza che Lui aveva ricevuto dal Padre.
Quando si comprende di avere.., è così bello condividere! Proprio come il giovane che “costrinse” Gesù al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. E beati quelli che pur non avendo visto crederanno! Certo che è difficile anche oggi essere cristiani, ma il vangelo ci sostiene: ponendo in esso le nostre radici potremo rivitalìzzare le situazioni quotidiane, ritrovare la speranza, reinventare il nostro Io per attuare scelte più vicine alla vita dell’unico maestro, quello che ha parole di vita eterna. E non aver paura di pagare di persona. Abbiamo tutti una parte di S. Tommaso dentro di noi, e abbiamo tanti amici che vi assomigliano; il nostro mandato è quello di rendere possibile un incontro personale tra Cristo e il nostro prossimo. Ci sono diversi modi e il “laboratorio della fede” non deve conoscere vacanze; con i nostri sacchi a pelo e zaini abbiamo sperimentato una briciola delle ristrettezze patite dai poveri del mondo. Se abbiamo condivisa la gioia ed i sorrisi, dovremo anche condividere le nostre intelligenze, le nostre energie, le nostre sostanze con quelli che, essendo oggi gli ultimi, saranno i primi nel legno dei Cieli; l’alternativa è essere come il figlio della parabola che, con entusiasmo, disse subito di sì al padre, ma poi si perse in altro e non andò a lavorare nella vigna. Per servire ci vuole umiltà, perseveranza, amore...in una parola: fede! E non importa se i media non si interessano al nostro operato... perché da quando una donna disse di nascosto il suo sì, la vita dell’umanità non è più la stessa.

Lia D.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

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