«Grazie Signore per questo fresco! Grazie per questa calma!»
Dopo
tanto sole, tanto movimento, canti e parole, ecco il momento del
raccoglimento: la veglia di Tor Vergata. Noi lontani dalle luci del
palco abbiamo dovuto accontentarci della luce delle lucerne di
terracotta: meglio, perché ci hanno aiutato a creare un’atmosfera di
intimità, cosa non facile in mezzo a due milioni di persone. In
religioso silenzio - è il caso di dirlo! - ho ascoltato le testimonianze
di Stefariia, volontaria nelle carceri; di uno novizia ruandese; di due
fidanzati filippini e di un seminarista romano. Giovani all’anagrafe,
grandi nello spirito e nella quotidianità, esempi da ammirare e imitare
(quanta strada devo ancora fare nonostante i quindici km sotto il
sole!). Pensando agli stranieri venuti da lontano per parlare a noi
tranquilli oratoriani, ho provato un senso di venerazione, perché
perdonare chi ti uccide i familiari e convivere con la guerra, beh!, per
me è qualcosa di enorme, e forse loro sono già i santi del nuovo millennio.
E finalmente ecco il grande atteso, il Papa, il “nonno” di tutti, che,
vedendo un così imponente numero di giovani menti radunate per la pace,
si è rallegrato: un esercito per il bene. Dopo gli orrori del passato,
come la carneficina operata dal nazismo, è bello credere che il futuro
sarà diverso, migliore, se tutti avremo buona volontà. La società non ha
fiducia nei giovani; il Papa cì ha detto: «So che voi non vi
rassegnerete alla fame, alla violenza, all'ingiustizia. A voi forse non
sarà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo sì!».
Siamo così fragili,
come le nostre lucerne, vasi di terracotta, fra i prepotenti vasi di
metallo del mondo, mai in aiuto viene la Grazia. Gesù ero solito fare
domande ai suoi discepoli perché essi stessi si rendessero conto dei
doni ricevuti e della forza che Lui aveva ricevuto dal Padre.
Quando
si comprende di avere.., è così bello condividere! Proprio come il
giovane che “costrinse” Gesù al miracolo della moltiplicazione dei pani e
dei pesci. E beati quelli che pur non avendo visto crederanno! Certo
che è difficile anche oggi essere cristiani, ma il vangelo ci sostiene:
ponendo in esso le nostre radici potremo rivitalìzzare le situazioni
quotidiane, ritrovare la speranza, reinventare il nostro Io per attuare scelte più vicine alla vita dell’unico maestro, quello che ha parole di vita eterna. E non aver paura di pagare di persona.
Abbiamo tutti una parte di S. Tommaso dentro di noi, e abbiamo tanti
amici che vi assomigliano; il nostro mandato è quello di rendere
possibile un incontro personale tra Cristo e il nostro prossimo. Ci sono
diversi modi e il “laboratorio della fede” non deve conoscere vacanze;
con i nostri sacchi a pelo e zaini abbiamo sperimentato una briciola
delle ristrettezze patite dai poveri del mondo. Se abbiamo condivisa la
gioia ed i sorrisi, dovremo anche condividere le nostre intelligenze, le
nostre energie, le nostre sostanze con quelli che, essendo oggi gli
ultimi, saranno i primi nel legno dei Cieli; l’alternativa è essere come
il figlio della parabola che, con entusiasmo, disse subito di sì al
padre, ma poi si perse in altro e non andò a lavorare nella vigna. Per
servire ci vuole umiltà, perseveranza, amore...in una parola: fede!
E non importa se i media non si interessano al nostro operato... perché
da quando una donna disse di nascosto il suo sì, la vita dell’umanità
non è più la stessa.
Lia D.
(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003
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