giovedì 1 settembre 2011

Una giornata mondiale dei giovani
I più grandi al servizio dei più giovani che non vanno nè delusi, nè illusi

Nei giorni seguenti la conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid mi ha molto colpito quello che ha scritto Umberto Folena su Avvenire: «Questa, più di ogni altra, è stata la Giornata mondiale dei giovani. La loro Giornata. Non, con tutto il rispetto, la Giornata degli educatori, dei preti, dei vescovi. Neppure la Giornata del Papa, che i giovani ha convocato proprio perché la festa fosse la loro festa. Gli educatori, i preti, i vescovi e sì, perfino il Papa si sono messi a servizio dei più giovani. Proprio come Gesù ha fatto e ha invitato a fare: i più grandi a servizio dei più piccoli, senza quel paternalismo che i giovani, comunque, annusano e smascherano. E allora diamogliela, la fiducia. Nelle comunità, nelle parrocchie, nelle aggregazioni, nelle scuole, nelle università, nei posti di lavoro, in politica. Ci hanno stupito per una settimana. Perché dubitare che possano stupirci per anni interi?».
Non so per quale ragione particolare, ma anch’io durante i giorni madrileni ho avuto l’impressione che i giovani volessero dimostrare al mondo intero la loro vitalità. Con il loro entusiasmo, con le tante debolezze, con i molti dubbi e le poche certezze; con gli amici di sempre e con quelli appena conosciuti… Da questi pensieri sono nate alcune considerazioni che provo a condividere. 
La G.M.G. è un’esperienza che va consigliata a tutti i giovani che frequentano i nostri oratori e le nostre parrocchie. Oltre all’aspetto spirituale – che ognuno vive a suo modo a seconda dell’età e del percorso personale – in occasioni come queste si cresce, si conoscono persone e luoghi nuovi, si fanno i conti con qualche disagio a cui non siamo più abituati… Che tristezza sapere che tanti giovani, anche delle nostre parrocchie, non sono stati invitati a partecipare al raduno spagnolo solo perché sarebbero stati gli unici del gruppo o perché l’educatore del proprio oratorio non avrebbe potuto partecipare. 
L’entusiasmo ma anche il raccoglimento che i quasi due milioni di Cuatro Vientos hanno dimostrato meritano la fiducia delle comunità locali dalle quali questi giovani provengono e alle quali sono tornati. Ho visto voglia di mettersi in gioco, volontà di rendersi disponibili, desiderio di fare proprio il futuro, ricerca di esperienze vere. Per questo non vanno delusi e, allo stesso tempo, non vanno illusi. La G.M.G. è un’esperienza come tante, forse quella che più di tutte rivela l’universalità della Chiesa. Non ti trasforma la vita e non ti rende più buono solo perché ci sei stato. Ma quella fiammella che si è accesa – e in alcuni casi si è riaccesa – deve essere alimentata nella vita di tutti i giorni: le nostre comunità non sfuggano alla sfida ma siano capaci di accompagnare chi dimostra questa disponibilità. 
L’ultima considerazione è rivolta a tutti quelli che a Madrid ci sono stati: è una critica che, ovviamente, faccio per primo a me stesso. Ci è mancato un po’ di rispetto: verso Madrid, verso i suoi abitanti. È vero: non abbiamo spaccato vetrine o devastato qualche monumento. Ci mancherebbe ancora! Qualcuno obietterà anche che quasi due milioni di persone un po’ di confusione la generano. Però in alcuni frangenti ho avuto come l’impressione che proprio l’essere in tanti ci facesse un po’ sentire padroni di Madrid: cori e urla a qualsiasi ora del giorno o della notte, mezzi pubblici presi d’assalto dimenticandosi di chi a Madrid ci vive o ci lavora, senza parlare dello stato in cui abbiamo lasciato l’aerodromo di Cuatro Vientos. Altri avrebbero fatto sicuramente peggio di noi, ma noi avremmo dovuto fare meglio. Se tutti, comunità, sacerdoti, educatori e giovani sapremo metterci in discussione dando fiducia a chi cammina al nostro fianco allora riusciremo a vivere già qui, nella nostra Diocesi, quell’«Andate e fate discepoli tutti i popoli», tema con il quale Benedetto XVI ci ha invitato a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013 per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. 

Alberto Baviera

da "La Vita Casalese" di giovedì 1 settembre 2011

martedì 30 agosto 2011

La lezione della fatica

Ricordi della GMG? Sotto il sole e nella stanchezza ho contemplato gesti di bontà, altruismo e amore gratuito che raramente vedo nell'agio e nel benessere 


Durante il viaggio di ritorno da Madrid dove avevo appena vissuto la GMG, una ragazza, all’invito ad esternare le proprie sensazioni, ha preso il microfono in mano e ha dichiarato: «Perché il Papa ci fa spendere tutti questi soldi e ci fa fare tutti questi chilometri se alla fine quello che ci ricordiamo è per il 95% la fatica?». Ecco, io a questa provocazione, forse per debolezza, non sono riuscito a ribattere sul momento, ma ora vorrei provare. Il Santo Padre ci chiede di riunirci con i giovani di tutto il pianeta per far comprendere al mondo che la chiesa è viva, che il messaggio di Cristo è davvero una Buona Notizia! E la fatica è compresa nel prezzo, la fatica ci rende credibili! Io penso che San Pietro, San Paolo e Gesù stesso abbiano dovuto patire fatiche molto più gravose di quelle che abbiamo sopportato noi per annunciare la Parola di Dio. Io che ho vissuto in prima persona quest’esperienza ho ammirato l’essenza della morale cristiana proprio nel disagio, sotto il sole cocente, nella stanchezza più opprimente, sotto la pioggia battente. Ho contemplato gesti di bontà, altruismo e amore gratuito che raramente ho visto e vedo in condizioni di agio e benessere. Il Pontefice ci chiede questo: vivere il Vangelo in mezzo ai giovani, sperimentare la vita di Cristo, che è stata anche e soprattutto fatica, dolore e sacrificio. Ora a noi giovani spetta portare la GMG nelle nostre case e nel nostro paese. Ora sta a noi trasformare quel ricordo fatto al 95% di fatica in testimonianza. Testimonianza sì di Fede ma soprattutto di gioia, armonia e pace. Perché la GMG, è vero, è un’iniziativa esclusivamente cattolica ma credo che amare non sia un’esclusiva della Chiesa ma una prerogativa dell’essere umano. Concludo con le parole pronunciate da un vescovo proprio durante una delle catechesi svoltesi a Madrid: «Non ti lamentare degli ostacoli che trovi durante il gioco. Gli ostacoli sono il gioco!» 

Claudio Cavalla - 17 anni, studente, Asti

giovedì 25 agosto 2011

La parola ai giovani....

clicca l'immagine per leggere le testimonianze

da "La Vita Casalese" di giovedì 25 agosto 2011

L'entusiasmo dei giovani a Madrid
Le emozioni dei ragazzi casalesi alla Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Benedetto XVI in Spagna

I libretti distribuiti per seguire la Veglia e la Messa di Benedetto XVI sono tutti zuppi d'acqua, ma ancora leggibili. I materassini e i sacchi a pelo pieni di fango, che la lavatrice porterà via. Il caldo è stato tenuto a bada dall'acqua (sia in bottiglia che quella piovuta dal cielo). Gli zaini sono tornati più pesanti, pieni di tante testimonianze. Tornati a casa proviamo ad aprire lo zaino e raccontarvi della nostra esperienza alla GMG di Madrid. 

Gemellaggio ad Arnedo. L'accoglienza ricevuta ne La Rioja (provincia della Spagna settentrionale) e più precisamente ad Arnedo è stata come la disposizione della Chiesa di Santo Tomás: l'altare in mezzo e i banchi intorno a cerchi concentrici, come ad abbracciare il pane ed il vino che diventano corpo e sangue di Cristo. Accompagnandoci in questa chiesa gli abitanti di Arnedo e con loro tutti quelli de La Rioja, ci hanno abbracciato, accompagnato e fatto sentire a casa. È ormai evidente che la GMG inizia con i gemellaggi nelle Diocesi: anche questa volta abbiamo sperimentato l'ospitalità di una comunità, una testimonianza di Chiesa Universale. L'accoglienza in terra “riojana” ci ha fatto subito entrare in clima GMG, l'adorazione eucaristica che è seguita ci ha ricordato il motivo di questo incontro: Gesù Cristo. Conoscere la storia e scoprire la cultura delle popolazioni che ci hanno ospitato vuol dire entrare a fare parte della comunità di Arnedo: per questo la visita ai Musei della Scienza e della Calzatura, al Castello e alla Chiesa di San Cosme sono stati fonti di interesse e di conoscenza. La giornata di sabato è stata dedicata al Cammino di Santiago (da Cañas a Santo Domingo de la Calzada) e alla catechesi e alla messa di Mons. Francesco Guido Ravinale, Vescovo di Asti, che ci ha ricordato che quello che incontriamo sul nostro cammino (nelle GMG come nella vita) fa parte del cammino stesso, non sono un ostacolo. Domenica 14 abbiamo concluso “simbolicamente” il nostro gemellaggio a “La Rioja” con la giornata a Calahorra: circa 3.000 giovani provenienti da diverse parti del mondo hanno portato durante la processione offertoriale, assieme al pane e al vino, un po' di terra proveniente dal paese di origine che è finita in un grosso vaso per simboleggiare l'unione della chiesa che porta frutto. Alla sera, festa di saluto con gli amici di Arnedo: i prodotti della nostra terra (vino e krumiri) sono stati donati come ricordo della nostra permanenza e come ringraziamento per il loro “caldo” abbraccio di disponibilità e accoglienza. 

Madrid conquistata. Nel pomeriggio di lunedì l’arrivo nella capitale spagnola dove i giovani casalesi sono stati accolti e sistemati in un istituto scolastico nella periferia della città (zona Cuatro Vientos). I giorni seguenti sono stati un crescendo di emozioni e di coinvolgimento: dalla messa di apertura celebrata dall’arcivescovo di Madrid Card. Antonio María Rouco Varela alle catechesi ospitate nella chiesa dedicata a Maria Madre della Chiesa tenute dai Vescovi Mons. Paglia (Terni-Narni-Amelia), Mons. Seccia (Teramo-Atri) e Mons. Giusti (Livorno); dall’accoglienza del Papa vissuta nelle strade attorno a Plaza de Cibeles alla “festa del perdono” all’interno del parco del Buen Retiro dove i giovani di tutto il mondo hanno avuto modo di potersi accostare al Sacramento della Riconciliazione; dalla Via Crucis itinerante nel centro di Madrid al cammino verso Cuatro Vientos, l’aerodromo nel quale più di un milione di giovani ha vissuto il fine settimana conclusivo della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Prima sole e caldo, poi, poco dopo l’inizio della Veglia presieduta da Benedetto XVI, pioggia e vento a incrinare solo momentaneamente il clima di raccoglimento. Quando il cielo comincia a rischiararsi la notte di adorazione e di “riposo” può riprendere. Al mattino della domenica, sotto un sole cocente, occhi e cuore – come ha voluto dire il Papa all’inizio della Santa Messa conclusiva – hanno potuto levarsi per pregare. Nella sua omelia Benedetto XVI ha ammonito i giovani: «Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede, ha bisogno certamente di Dio. Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti dai cinque continenti, sia una meravigliosa prova della fecondità del mandato di Cristo alla Chiesa». E poi ha aggiunto: «Anche a voi spetta lo straordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo in altre terre e paesi dove vi è una moltitudine di giovani che aspirano a cose più grandi e, scorgendo nei propri cuori la possibilità di valori più autentici, non si lasciano sedurre dalle false promesse di uno stile di vita senza Dio». Al termine della Celebrazione l’annuncio della prossima G.M.G. che si terrà in Brasile, a Rio de Janeiro, nel 2013. In un paio d’ore Cuatro Vientos sembra già deserto. Prima della partenza un ultimo momento di preghiera nel quale si ha la possibilità di ricevere la Comunione per chi, nel corso della Celebrazione con il Papa, non ha potuto farlo: il temporale della notte ha infatti danneggiato alcune delle 17 tende predisposte per l'adorazione notturna e in cui erano custodite particole e pissidi, e non si è riusciti a riorganizzare la distribuzione per un numero così alto di partecipanti. Poi tutti in pullman sulla strada di ritorno verso casa: la fatica comincia a farsi sentire, la stanchezza si trasforma presto in sonno. I pensieri però tornano a quel “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”: un’esperienza che in questi giorni ha regalato tanta gioia e allegria, un augurio per i tanti giovani che hanno invaso Madrid. 

(da "La Vita Casalese" di giovedì 25 agosto 2011)

JMJ 2011 – Cuatro Vientos



JMJ 2011 – Cuatro Vientos from pablocanateam on Vimeo.

martedì 23 agosto 2011

lunedì 22 agosto 2011

Fotogallery GMG Madrid 2011

Festa di saluto ad Arnedo

Festa di saluto ad Arnedo from pablocanateam on Vimeo.

La festa di invio a Calahorra



La festa di invio a Calahorra from pablocanateam on Vimeo.

Catechesi di mons. Francesco Guido Ravinale

Arnedo e Cammino di Santigo (DED en La Rioja)



Arnedo e Cammino di Santigo (DED en La Rioja) from pablocanateam on Vimeo.

Accoglienza a Logroño (DED en La Rioja)



Accoglienza a Logroño (DED en La Rioja) from pablocanateam on Vimeo.

Fotogallery del gemellaggio ad Arnedo


lunedì 8 agosto 2011

Info su gemellaggio e alloggi a Madrid
(per la Diocesi di Casale Monferrato)

- GEMELLAGGIO A LOGROÑO
SISTEMAZIONE GRUPPI di Casale Monferrato e Alessandria

Polideportivo Municipal
Avenida de la Cruz Roja, s/n
ARNEDO

Il programma prevederà visite, concerti, un tratto del Cammino di Santiago...ecc ecc...


Tutti i gruppi della Diocesi di Casale Monferrato in partenza per Madrid devono trovarsi entro le ore 19 del 15 agosto a questo indirizzo:

C/ José de Cadalso, 19, 28044 Madrid.


- GMG A MADRID
SISTEMAZIONE GRUPPI di Casale Monferrato

C.P. Manuel Bartolomé Cossío
C/ José de Cadalso, 19 28044 MADRID

Metropolitana più vicina: Aluche
Treno suburbano: Fanjul

 - VEGLIA A CUATRO VIENTOS
Il nostro alloggio a Madrid dovrebbe distare un quarto d'ora da Cuatro Vientos, luogo dove si svolgerà la Veglia e la Messa con il Santo Padre

giovedì 28 luglio 2011

VERSO MADRID: GIOVANI A CREA
Diocesi “gemellate” per la GmG

CREA - Circa 200 giovani, provenienti dalle Diocesi di Casale, Alessandria e Asti, sono stati i protagonisti domenica scorsa della grande festa “Verso Madrid” organizzata dal servizio diocesano della Pastorale Giovanile. L’evento, che fa parte di un progetto interdiocesano con le Diocesi “gemellate” per la gmg, si è svolto al Santuario di Crea. Una bella giornata di sole, balli, una caccia al tesoro con giochi e quiz e soprattutto tanti giovani con la voglia di mettersi in gioco, in allegria e serenità. Considerevole il ruolo di equipe organizzativa che è stato svolto con i responsabili ed animatori di vari gruppi diocesani, coinvolti preventivamente in incontri di preparazione per la giornata e che vorremmo formalmente ringraziare. Il nostro Vescovo, presente alla giornata, ha celebrato la Santa Messa rinnovando nell’omelia l’invito a chi parte di vivere intensamente e profondamente i giorni a Madrid e soprattutto di tornare con una carica di entusiasmo da trasmettere a chi non potrà partecipare. Al termine dell’incontro i 102 ragazzi in partenza da Casale hanno ricevuto da Mons Catella e da don Marco Pivetta il kit degli italiani consistente in una borsa di tela con diverso materiale utile per la gmg. Uno zaino, un bagaglio che ci auguriamo ritorni arricchito da una bella esperienza di fede. Sul piazzale del Santuario, al termine della celebrazione eucaristica, si sono svolte le premiazioni della caccia al tesoro che ha visto vincitrice la squadra di Santiago di Compostela (le squadre avevano i nomi delle località in cui si è svolta la gmg). Ci siamo salutati infine con un arrivederci a Madrid e, di ritorno, a San Damiano d’Asti il 25 settembre per una grande festa interdiocesana. Ricordiamo infine gli orari delle partenze: Per chi farà il gemellaggio con Calahora la partenza è fissata per il 10 agosto alle ore 20,30 dal piazzale della Coop in corso Valentino a Casale.

Per chi farà la settimana a Madrid la partenza sarà il 14 agosto alle ore 20,30 da Piazza Divina Provvidenza ad Alessandria.

(da "La Vita Casalese" di giovedì 28 luglio 2011)

lunedì 25 luglio 2011

La GMG è alle porte: omelia di mons. Alceste Catella

Omelia di mons. Alceste Catella al termine della giornata di ritrovo e festa dei giovani iscritti a Madrid delle Diocesi di Casale Monferrato, Alessandria e Asti.



giovedì 21 luglio 2011

A Crea, per prepararsi alla Giornata Mondiale della Gioventù
Un appuntamento che riguarda cinquecento giovani proveniente da tre diocesi

 da casalenews.it

Sarà un'invasione pacifica quella annunciata per domenica 24 luglio al Santuario della Madonna di Crea: sono infatti più di 500 i giovani che, provenienti dalle diocesi di Casale Monferrato, Alessandria e Asti prenderanno parte alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid 16-21 agosto). E, per domenica, si sono dati appuntamento al Santuario Mariano sulle colline del Monferrato casalese per prepararsi insieme in vista dell'imminente incontro in terra spagnola.

Dalle ore 9 del mattino fino al pomeriggio sono in programma momenti di aggregazione e di gioco; la giornata si concluderà poi con la celebrazione eucaristica presieduta Alceste Catella, Vescovo di Casale Monferrato, che consegnerà il mandato ai partecipanti al raduno mondiale con il Papa.

Quello di Crea è il secondo appuntamento organizzato insieme dalle tre diocesi piemontesi dopo quello del 22 maggio ad Alessandria; e da "gemellati" i giovani casalesi, astigiani e alessandrini vivranno anche l'avventura della Giornata Mondiale della Gioventù fin dai giorni che precederanno la settimana madrilena.

Insieme si ritroveranno poi a settembre, ad Asti, per rivivere le emozioni e raccontarle a chi non avrà la possibilità di essere con loro a Madrid dove, secondo le ultime stime, sono attesi circa due milioni di partecipanti provenienti da tutto il mondo.

martedì 1 marzo 2011

Colonia 2005

«Le vite di tantissimi giovani si sono incrociate sotto la luce di una stella vera, importante, così luminosa da rischiarare i nostri momenti bui e risvegliare in noi il desiderio di camminare, donare, amare Gesù e gli altri»: a scriverlo è Valeria, una degli oltre 120 pellegrini casalesi appena tornati da Colonia, dove si è conclusa domenica la XX Giornata Mondiale della Gioventù. Dall'11 al 14 agosto un gruppo era stato ospitato nella Diocesi di Treviri; il giorno di Ferragosto è stato raggiunto a Colonia da altri 60 ragazzi per le giornate centrali di catechesi e festa.
«E' stata un'esperienza forte e unica. Le parole delle catechesi e del Santo Padre mi hanno fatto crescere, e l'ospitalità delle famiglie è stata magnifica», scrive Martina. Gli fa eco Francesco: «Vedere giovani di tutto il mondo accomunati dalla stessa fede ed accogliere il nuovo Papa ed il suo messaggio sono state esperienze molto belle e importanti».
Il Vescovo di Casale ha cercato di partecipare al maggior numero di attività insieme ai ragazzi della propria Diocesi, ed è riuscito persino a rintracciare i ragazzi nella immensa spianata di Marienfeld, dove si è svolta la Veglia del 20 agosto e la Messa officiata dal Papa Benedetto XVI (a cui hanno partecipato anche altri ragazzi della Diocesi, giunti nel week-end in diversi gruppetti).
«Un milione di giovani giunti a Colonia seguendo la loro stella per gridare a tutti il loro amore per Gesù: esistono parole per descrivere l'emozione, l'entusiasmo, la nostra energia nel tentativo di schiodarLo dalla sua croce?», si chiede Lisa, che assicura: «Sono tornata a malincuore ma carica di entusiasmo: è stata la mia prima GMG ma sicuramente non l'ultima». Al termine della Missa Mundi di domenica è stato annunciata la prossima destinazione: sarà Sidney, nel 2008, ad ospitare la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Aggiunge la sua opinione Valentina: «In ogni momento, ciò che sperimentavo era un grande stupore di fronte a questo avvenimento. Solo per Gesù e con Gesù presente si può stare insieme tra mille diversità, uniti dalla nostra giovinezza che di fronte a un mistero così grande risponde a cuore aperto: lo abbiamo vissuto…».

(da "La Vita Casalese", agosto 2005)

venerdì 11 febbraio 2011

giovedì 10 febbraio 2011

...ma non deve finire qui!

Un mega incontro di giovani da tutto il mondo.
In quei due milioni c'ero anch'io con i miei amici, arrivati a Tor Vergata dopo una settimana dì meeting tra cui catechesi, preghiera di Taizè, scambi con altri gruppi, canti e risate in metrò, serate a parlare fino alle 2 di notte con la sveglia alle 7, soprattutto arrivati dopo 6 ore di cammino e 12 chilometri percorsi sotto 40 gradi. Incredibile. Se non fosse stato per qualcosa di speciale , non avrei mai resistito a tutto ciò. Invece le energie non mi sono mai mancate. Ora dite tutto quello che volete, che la GMG e il giubileo sono solo grandi eventi commerciali, che è tutta scena, che è assurdo creare situazioni simili, che è assurdo che tutti questi giovani si ritrovino per ascoltare le parole di un vecchio... ognuno può pensare quello che vuole. Ma spesso queste riflessioni scaturiscono da pensieri che non vanno nel merito. E vero che il lato commerciale c'è in tutto ciò, ma in che cosa non esiste il lato commerciale? semplicemente non bisogna fermarsi a quello, c’è impellente bisogno di andare oltre, di guardare al di là di queste cose piccine. Lo GMG 2000 è stata un grande momento nella mio storia personale e vorrei cambiare il mio stile di vita dopo quel che è successo a Roma perché tanti sono stati gli spunti dati e mi sento qualcosa dentro che non so descrivere, mi sembra di non stare più nella mia pelle, sono euforica. Lo so che presto questa euforia passerà, ma lascerà comunque il posto a nuove forze e nuovi orizzonti che ho scoperto. La carica è grande. E la carica che serve per ri-svoltare la mia vita. Perché se dopo questo raduno di giovani così determinati e motivati provenienti da tutto il mondo, se dopo questo grande incontro e scambio, nulla viene trasformato, allora non ci siamo.
La GMG è stata una grande festa, ma anche un grande momento per capire cosa non va in noi. Io ho fiducia. Ragazzi, che siate venuti alla GMG o no, beh è ora di darsi da fare, di sbattersi, per cambiare un pò le cose. Non è vero che non possiamo fare nulla per migliorare la situazione esistente, affinché l’Uomo sia al centro. Basta impegnarsi in prima persona. Non siete soli, non siamo soli!
allora... COME ON!
e come ho letto su una maglietta a Parigi alla scorsa GMG, “LEVEZ VOUS, N’AYEZ PAS PEUR” (alzatevi, non abbiate paura, N.d.R.)

Valeria C. 

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

mercoledì 9 febbraio 2011

«...voi siete gli astri del mattino»

«Grazie Signore per questo fresco! Grazie per questa calma!»
Dopo tanto sole, tanto movimento, canti e parole, ecco il momento del raccoglimento: la veglia di Tor Vergata. Noi lontani dalle luci del palco abbiamo dovuto accontentarci della luce delle lucerne di terracotta: meglio, perché ci hanno aiutato a creare un’atmosfera di intimità, cosa non facile in mezzo a due milioni di persone. In religioso silenzio - è il caso di dirlo! - ho ascoltato le testimonianze di Stefariia, volontaria nelle carceri; di uno novizia ruandese; di due fidanzati filippini e di un seminarista romano. Giovani all’anagrafe, grandi nello spirito e nella quotidianità, esempi da ammirare e imitare (quanta strada devo ancora fare nonostante i quindici km sotto il sole!). Pensando agli stranieri venuti da lontano per parlare a noi tranquilli oratoriani, ho provato un senso di venerazione, perché perdonare chi ti uccide i familiari e convivere con la guerra, beh!, per me è qualcosa di enorme, e forse loro sono già i santi del nuovo millennio. E finalmente ecco il grande atteso, il Papa, il “nonno” di tutti, che, vedendo un così imponente numero di giovani menti radunate per la pace, si è rallegrato: un esercito per il bene. Dopo gli orrori del passato, come la carneficina operata dal nazismo, è bello credere che il futuro sarà diverso, migliore, se tutti avremo buona volontà. La società non ha fiducia nei giovani; il Papa cì ha detto: «So che voi non vi rassegnerete alla fame, alla violenza, all'ingiustizia. A voi forse non sarà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo sì!».
Siamo così fragili, come le nostre lucerne, vasi di terracotta, fra i prepotenti vasi di metallo del mondo, mai in aiuto viene la Grazia. Gesù ero solito fare domande ai suoi discepoli perché essi stessi si rendessero conto dei doni ricevuti e della forza che Lui aveva ricevuto dal Padre.
Quando si comprende di avere.., è così bello condividere! Proprio come il giovane che “costrinse” Gesù al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. E beati quelli che pur non avendo visto crederanno! Certo che è difficile anche oggi essere cristiani, ma il vangelo ci sostiene: ponendo in esso le nostre radici potremo rivitalìzzare le situazioni quotidiane, ritrovare la speranza, reinventare il nostro Io per attuare scelte più vicine alla vita dell’unico maestro, quello che ha parole di vita eterna. E non aver paura di pagare di persona. Abbiamo tutti una parte di S. Tommaso dentro di noi, e abbiamo tanti amici che vi assomigliano; il nostro mandato è quello di rendere possibile un incontro personale tra Cristo e il nostro prossimo. Ci sono diversi modi e il “laboratorio della fede” non deve conoscere vacanze; con i nostri sacchi a pelo e zaini abbiamo sperimentato una briciola delle ristrettezze patite dai poveri del mondo. Se abbiamo condivisa la gioia ed i sorrisi, dovremo anche condividere le nostre intelligenze, le nostre energie, le nostre sostanze con quelli che, essendo oggi gli ultimi, saranno i primi nel legno dei Cieli; l’alternativa è essere come il figlio della parabola che, con entusiasmo, disse subito di sì al padre, ma poi si perse in altro e non andò a lavorare nella vigna. Per servire ci vuole umiltà, perseveranza, amore...in una parola: fede! E non importa se i media non si interessano al nostro operato... perché da quando una donna disse di nascosto il suo sì, la vita dell’umanità non è più la stessa.

Lia D.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

martedì 8 febbraio 2011

La responsabilità di un irresponsabile

Roma, 14 Agosto 2000. Veniamo convocati al raduno per lai strategia da adottare in questi giorni. Come quale strategia?
Sto parlando dello smistamento dei foulard, giallo (di ammonizione) per i pellegrini semplici e rosso (per una più dura sanzione) per i generali.
Vengo inspiegabilmente insignito fra lo stupore di tutti, del fazzoletto rosso; all’inizio credevo che mi fosse stato attribuito quel colore per il mio noto impegno sindacale. Solo dopo mi spiegano che chi porta al collo suddetto foulard ha la responsabilità sul suo specifico gruppo di appartenenza: resto tranquillo fino a quando Salvina mi comunica CHI milita nel mio gruppo... tra i nominativi scorgo un cognome sconosciuto: Farello.
Chi è costui? Ah, ma è Rezzo! Vorrei abbandonare tutto! Ma come dice un antico e saggio proverbio cinese: «Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare». Da subito vengo osteggiato dai responsabili più facinorosi a causa del mio spirito da animatore controcorrente e un pò rìbelle, ma vengo presto acclamato, con regolari elezioni, dalla maggioranza dell’esercito: mi riconoscono come l'unico VERO responsabile, il paladino del popolo.
Caricato da questo onore, affronto gli impegni di queste giornate con uno spirito rinnovato, e non lesino di dimostrare le mie capacità: ad esempio... c’è una fanciulla in pericolo che chiede aiuto? Io mi fiondo.
C’è la Salvina che chiede una fazzoletto di carta? Io mi fiondo.
Ci sono due ragazzi che litigano per spartirsi la Supreme di pollo? Anche qui mi fiondo, perché, come mi rammenta un famoso proverbio cinese, «Tra i due litiganti il terzo gode».
Alcuni riottosi apostrofano con parole pesanti quel povero “diavolo” del Santo Padre? Da buon censore intervengo a raffreddare con acqua benedetta questi focolai rivoluzionari.
Qualcuno sventolo i vessilli di alcune note compagini calcistiche nemiche? Provvedo lesto a farle ammainare.
Alcuni volontari ostruiscono la nostra visuale del maxischermo? Faccio allestire prontamente un plotone di esecuzione.
C’è Rezzo in preda ad una rapina a mano armata? Lì non mi fiondo, d’altronde so che è un ometto e può cavarsela da solo.
Queste sono solo alcune delle gravose responsabilità che poggiano sulle mie spalle.
Ops! Forse sto esagerando... rischio di dimenticare che al mio fianco militano altri importanti caporali: Doni “seraficità” Marco, sempre pacato e misurato anche nei momenti di panico, il primo a urlare la carica e l’ultimo a lasciare il campo dì battaglìa.
Adesso chiudo queste mie considerazioni, perché il dovere mi chiama: devo indagare sulla scomparsa di un cellulare; sembra che un prete di Fossano lo abbia intelligentemente lasciato in carica. Qualche anima gentile ha pensato di “caricarlo” sulla propria auto.
Spero di risolvere il caso prima di essere precettato per una nuova missione: Toronto 2002!

Andrea Z.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

lunedì 7 febbraio 2011

..ce la faremo?

«Dove due o più sono uniti nel mio cuore, io sono presente in mezzo a loro»...
E a Roma siamo più di due milioni uniti dalla fede, dalla preghiera.
Cristo è vicino ad ognuno di noi: ci sorregge nella fatica del cammino; è la luce, il fuoco vivo delle candeline che si sono accese nella notte; è la speranza dell’alba che ci accompagna nel nuovo giorno; è la pace del nostro cuore in comunione con fratelli di tutto il mondo; è provocazione, attraverso le domande rivolte dal Papa: «Volete forse andarvene anche voi? Chi siete venuti a cercare?»; è faro che attraverso la Parola ci indica la strada nel quotidiano.
Ecco cosa troviamo, forse riscopriamo in queste giornate che stiamo vivendo a Roma. E ancora un mandato: «Non abbiate paura a essere i santi del nuovo millennio». Uscire dalle nostre abitudini di una fede intiepidita per dare concretezza, vigore nuovo, per essere testimoni non solo con le parole ma prima di tutto con la vita, per essere persone cambiate dentro, rinnovate nell’amore verso Dio e verso il prossimo, per essere “laboratori della fede” dentro di noi e nelle nostre comunità. Ce la faremo? Saremo capaci di rinnovare continuamente il nostro si?
«Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo» (lo ricordo prima di tutto per me!)
E concludo ringraziando Dio e tutti i compagni di cammino per il viaggio, la strada che insieme percorreremo in giorni.
Un abbraccio...

Salvina

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

domenica 6 febbraio 2011

...MA NON CHIAMATECI “PAPA-BOYS”

Dopo Parigi 97, la GMG 2000 a Roma nell’anno del “GRANDE GIUBILEO"

«Chi vivrà, vedrà». Noi abbiamo vissuto e abbiamo visto: abbiamo visto Gabriele F. (soprannominato Er Polacca per il suo interesse verso le ragazze dei paesi dell’Est) svegliarsi presto la mattina e lavorare come non mai sia come interprete (!) che in cucina (!?!). E persino riuscito a dire: «E adesso andrà di mia spontanea volontà a Messa». Incredibile!
Abbiamo visto un Simone Viancino poliglotta (lui che al massimo dell’estero ha visto la Svizzera, italiana!) che nei momenti migliori riusciva anche a sfornare frasi del tipo: «Restaurant of pizza, Pizzeria...» e che adesso vaga da un’agenzia di turismo all’altra a chiedere quanto costano i viaggi (speriamo di sola andata) per la Vojvodina.
Abbiamo vissuto in una scuola materna di Monterotondo, o 30 chilometri da Roma, che rimaneva chiusa dalle 8 del mattino fino alle 8 di sera creando una specie di effetto serra (il caldo entrava, ma non usciva) costringendo noi maschi relegati al secondo piano, con una sola doccia calda (per i primi quattro che la facevano) contro le sei delle donne, a dormire sul balcone.
Abbiamo visto una Roma assaltato do giovani provenienti da ogni parte del mondo («Ho il cuore in mano - diceva Viancino ad un misterioso interlocutore telefonico - ma i serbi sono alloggiati dall’altra parte della cìttà»).
Abbiamo visto seminaristi che sfoggiavano il loro improbabile portoghese ai quattro venti e diventare il cujinjo (cugino) della comitiva.
Abbiamo visto Vescovi "veri” mangiare in un parco di Roma le prelibatezze offerte dalla Sodexho (la famosa compagnia di ristorazione diventata, già a Parigi, nostra “croce e delizia”) e Monsignori “finti” impartire a frati, suore e moltissimi fedeli "Apostolica Benedizione". Abbiamo visto sacerdoti piemontesi (così don Marco si fa chiamare, c’è ancora chi non ci crede) fermarsi, lungo i quindici chilometri sotto il sole che ci portavano verso la spianata di Tor Vergata, per suonare alle porte dei romani chiedendo aiuto e ristoro. Lo abbiamo anche visto addormentarsi in un sacco a pelo e svegliarsi in un altro. Ma questi, si dice, sono scherzi da prete.
E sacerdoti romani intrattenere il pubblico con frasi del tipo «I preti di Fara Sabina sono come l'olio acidità zero...!»
«Chi vivrà, vedrà!» Così ci aveva lasciati Giovanni Paolo II il 24 agosto del 1997 a Longchamp, l'ippodromo di Parigi . Più giovani, più inesperti, in numero inferiore. Sono passati tre anni e sono cambiate tante cose, ma non sono cambiate la nostra atteso e il nostro entusiasmo per l’incontro con il Papa. Un giovane di ottant’cinni che riesce a radunare più di due milioni dì giovani.
Alcuni giorni fa mi ha colpito la frase di un giovane americano presente alla Giornata Mondiale della Gioventù a Denver nel ‘93. Vedendo il Papa pregare di fronte ai suoi giovani disse: «Micheal Jackson non ha mai pianto per me!». E a Roma ha chiamato le nostre urla e i nostri cori "una catechesi” e ha definito il suo discorso nella Veglia di Tor Vergata non un monologo, ma un dialogo.
Non siamo andati a Roma per farci chiamare Papa-boys, per partecipare ad un Papa Pride, per assistere ad una Woodstock cattolica siamo andati a Roma, nella "città che ha versato il sangue per amore” (come recita l'Inno della Giornata) per conoscere il messaggio del “Verbo che si è fatto carne ed è venuto od abitare in mezzo a noi”. Da Piazza San Giovanni per l'accoglienza, passando per ìl Pellegrinaggio Giubilare in San Pietro e alla Messa internazionale e il Sacramento della Penitenza al Circo Massimo, fino alla Veglia e alla Messa a Tor Vergata, possiamo dire di aver passato una settimana molto intensa e straordinaria.
Il momento più duro è stato sabato 19. Ore 10: partenza dalla stazione Tuscolana dei 15 chilometri più lunghi e faticosi della mia vita. Come se non bastassero gli zaini e il sacco a pelo, caricati del famoso “cubo” di 5 chili che doveva garantirci il pranzo e la cena del sabato e la colazione e il pranzo di domenica. Ma una volta arrivati la stanchezza passa: purtroppo eravamo sistemati lontano dal Palco Papale.
Quando siamo arrivati il nostro settore (l’undici verde) era già strocolmo e a noi non è restato che accontentarci di un posto che ci permetteva di seguire tutto dal maxi schermo e che ci ha, però, permesso di uscire in, relativamente, poco tempo dal Campus.
Gli incontri con il Papa sono stati tutti significativi.
Non so il perché, ma ho un bellissimo ricordo dell’incontro in San Giovanni in Laterano per l’accoglienza dei giovani italiani. Ho visto un Papa che mi ha dato la forza per vivere al massimo tutta la settimana.
Da Roma ci portiamo a casa tante cose: nuove amicizie, tanta fatica e bellissimi ricordi che ci indicano la strada da seguire. Al ritorno molti ci hanno chiesto come era andata. La risposta? «Duro, ma lo rifareil» Anch'io rispondo così, in conclusione di questo articolo. Duro!
Ma a Toronto, in Canada, ci voglio essere! Perché non andare sarebbe saltare un appuntamento con la storia!

Paolo Baviera

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

sabato 5 febbraio 2011

E con i nostri passi noi arriveremo lontano..

Recita così il ritornello di un canto: e questo era forse il pensiero di molti alla partenza per Roma.
Ed effettivamente di strada ne abbiamo fatta tanta: non è facile, quindi, riassumere in poche righe l’entusiasmante esperienza che ho vissuto con altri duecento giovani monferrini e più di due milioni di giovani di tutto il mondo.

Il nostro pellegrinaggio è incominciato alle 20.30 di domenica 13 agosto: il viaggio in pullman fino ad Alessandria, poi in treno verso Roma con i giovani alessandrini e astigiani. Arrivati siamo stati ospitati a Monterotondo, una cittadina di quarantamila abitanti ad una trentina di chilometri dalla capitale.

Lunedì libero e martedì è iniziata un’esperienza faticosa, ma si sa che le cose belle costano fatica; un programma ricco che ci ha visti subito protagonisti sia al mattino a Passo Corese per la S. Messa dell’Assunzione celebrata da Mons. Fumagalli vescovo della Diocesi di Sabina - Poggio Mirteto sia al pomeriggio in Piazza S. Giovanni in Laterano accolti dal Papa nella sua Diocesi. Non ha esitato a dire: «Non abbiate paura... di essere i santi del nuovo millennio».



Poi tanti cori, applausi, tifo da stadio; e Lui dopo essere stato a guardare, ringrazia: «Grazie per questa vostra catechesi».

La nostra avventura romana è continuata il giorno dopo, mercoledì, quando al mattino accompagnati dal nostro vescovo abbiamo partecipato al pellegrinaggio giubilare partendo da Castel S. Angelo per arrivare a Piazza S. Pietro, attraversare la Porta Santa e sostare qualche istante in preghiera nella basilica.

Al pomeriggio Messa internazionale al Circo Massimo, seguita poi dalla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione.

Giovedì mattino abbiamo preso parte, nella parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, alla catechesi "Cristo ha dato se stesso per noi” tenuta da Mons. Garzia, vescovo di Caltanissetta. Al pomeriggio il nostro gruppo si è diviso: qualcuno ha partecipato al Genfest allo Stadio Flaminio; altri all'incontro della Comunità di Taizè; altri alla Festa dei giovani salesiani; altri ancora hanno visitato la Mostra "Pietro e Paolo” a Palazzo della Cancelleria. Alla sera un nutrito gruppo ha partecipato, con altri cinquantamila giovani, al concerto di Angelo Brariduardi in Piazza San Giovanni.

Venerdì mattino la catechesi “Santi del Nuovo millennio” alla quale abbiamo partecipato è stota commentata dall’Arcivescovo di Bari Mons. Cacucci. Al pomeriggio siamo tornati a Passo Corese per la celebrazione della Via Crucis.

Sabato mattina è iniziato il cammino verso Tor Vergata: sole, caldo, svenimenti, 15 chilometri di strada con zaini sulle spalle e cartoni con il vitto tra le mani.
Ma raggiunta Tor Vergata tutto è andato nel dimenticatoio e l’incontro con il Papa è finalmente iniziato: «Voi difenderete la vita in ogni momento vi sforzerete di rendere questa terra sempre più abitabile, per tutti» è il compito che Giovanni Paolo II ci ha affidato ricordandoci però che «è difficile credere ma con l’aiuto della grazia è possibile».

GMG Roma 2000: Veglia a Tor Vergata from pablocanateam on Vimeo.

Il discorso del Papa è stato spesso interrotto da applausi e perciò lui stesso l’ha voluto definire un “dialogo”. Poi dopo i fuochi artificiali, la notte cala; qualcuno ha ancora le forze per cantare e ballare, altri cercano di raggiungere il palco papale, altri si avvicinano in adorazione ad un altare con il Santissimo Sacramento e infine i più stanchi cominciano uno a uno ad addormentarsi.

L’indomani, domenica, l’alba spunta presto; aspettando il Papa le prove dei canti si susseguono. Poi un boato: eccolo! Durante la Messa il Santo Padre ha ricordato la strada da percorrere: «Di parole attorno a voi ne risuonano tante, ma solo Cristo ha parole che resistono all’usura del tempo e restano per l’eternità... La direzione di Cristo è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società ed un futuro degni dell’uomo».

Il cammino più duro e più impegnativo inizia adesso; ma con due milioni di amici e compagni di viaggio sarà più facile raggiungere Toronto nel 2002: fino ad allora potremo davvero cambiare il mondo, accenderlo con il fuoco.

Alberto B.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

venerdì 4 febbraio 2011

QUESTA SCOMODA PATERNITÀ

Li ho visti partire domenico sera per Roma: i miei ragazzi. Pieni di gioia, con le loro chitarre e gli zaini con il sacco a pelo.
Era da un po’ di tempo che non andavo a salutare qualcuno che partiva per un lungo viaggio: mi sono ritornati di colpo alla mente le partenze per i campeggi con i giovani, trent’anni fa. Qui ci sono già i loro figli. Mi sono ritornate in mente le lacrime delle mamme, le raccomandazioni, quelle valigie tutte ben in ordine alla partenza e invece impossibili da chiudere al ritorno
Domenica sera avevo il cuore immagoriato anch’io. «Don non parti?..»: che fastidio quella domanda impertinente. No, non portivo. E da un po’ di anni che non parto quando loro invece se ne vanno: gli anni, gli acciacchi ed anche un po’ di vigliaccheria, se vogliamo chiamarla così.
I giovani sono incontenibili, tirano tardi la sera, non stanno alle regole, non hanno puntuaiitd, si adattano a qualunque cosa. Mi sentivo come un padre che non può rincorrere i figli che ormai sono cresciuti. A competere con loro c’è da scoppiare o da farli morire dai ridere. A pretendere che si adeguino ai tuoi ritmi vuoi dire rovinargli la festa.
C’era una atmosfera particolare quella domenica sera per noi della parrocchia: avevamo di fatto ospitato una ventina di giovani jugoslavi pellegrini per Roma. I miei ragazzi erano stati in gamba: sempre vicini, sempre disponibili, mai arrabbiati.
Io che li vedevo tante volte incupiti, annoiati, rissosi, in quei quattro giorni me li trovavo diversi e trasformati. Era la “Giornata mondiale della gioventù”? Boh! sì, c’era tutta la curiosità di giovani che “annusano” altri giovani così lontani e diversi per cultura, lingua, tradizioni... Cera quella sottile complicità di maschi e femmine che sentono in modo straordinario la voglia di comunicare. Ma c’era la sorpresa di scoprire che i giovani sono tutti uguali sotto tutte le latitudini: allegri e improvvisamente tristi, caciaroni e scatenati e silenziosi e contemplativi.
Che bello sentire che questi ragazzi ti erano cresciuti sotto gli occhi: erano bambini dieci anni fa e te li trovavi giovani: A volte indisponenti con i loro caratteri così difficili ed imprevedibili ma così amabili quando la loro vita prende va il senso giusto!
I soliti ritardatari - Mariella, Andrea - eppure puntuali questa domenica della partenza: abbracci e baci con i genitori, con gli amici jugoslavi - le ultime fotografie come a fissare sulla pellicola quattro giorni straordinari. E io me lì mangiavo con gli occhi; trepidavo per loro, li vedevo già nelle piazze di Roma con migliaia di altri giovani come loro a cantare e a danzare la gioia di vivere. Li guardavo con quel loro "fare" forte e fragile insieme e mi chiedevo se avrebbero incontrato la Persona di cui avevo parlato loro tante volte in questi anni. «Quando attraversi la Porta Santa ricordati di dire al Signore che ti chiami..» grido ridendo a Simone: è un nostro tacito patto. E quelle due o tre coppiette: capiranno a Roma che oltre gli strusci di V. Roma o i baci rubati negli angoli dei giardini c’è un Maestro di amore che potrebbe insegnargli tante cose?
Scoprivo che avevo tante cose da dire, uno ad uno, e non gliele avevo ancora dette: o gliele avevo dette, ma le avevano capite? Come comprendevo i papà e le mamme che dicevano per l’ennesima volta che dovevano telefonare, che dovevano prendere le, medicine, che non dovevano mai uscire da sole (soprattutto le ragazze). Anch ‘io avrei voluto dire loro le cose che sognavo e desideravo per loro. Che avrei voluto che mi ritornassero migliori di quando erano partiti!
«Ma tu sei mica loro padre!...»: mi tirò con i piedi per terra il solito papà che sa tutto. «Noi, sì, che siamo papà e dobbiamo preoccuparci!». Che fortuna, mi hanno detto tante volte, essere preti: non hai la preoccupazione per i figli. Alla sera chiudi l’oratorio e te ne vai a dormire.
Alle diciotto del giorno di ferragosto il Papa saluta i giovani arrivati a Roma. Ci sono anche i miei ragazzi: apro la televisione - collegamento con Piazza S. Giovanni - ci sono loro. Suona la Messa nella mia chiesa: dovrei andare a celebrare. Li cerco sullo schermo. C’è Alba, c’è Pozzuoli: e Casale? Me li immagino con i loro fazzoletti e le loro bandane, a cantare e a gridare al Papa, Padre ed amico. Quasi mi scappo di gridare anch’io. Quando torno dopo la Messa sono ancora li, in piazza S. Pietro, a cantare e a pregare: e mi trovo a piangere quando vedo quei giovani e quelle ragazze che si rifugiano tra le braccia del vecchio Papa e mi vedo i miei ragazzi e penso alla fortuna che hanno di essere testimoni dal vivo di cose così belle e quasi li invidio come un qualsiasi papà che vede e quasi invidia i figli cresciuti che ridono, piangono, si innamorano e gioiscono! Scomodo paternità nascosta, la mia, che però ti aiuta a continuare a lottare ed a lavorare nel Regno di Dio e a dare la vita per le persone che ami.

don Gigi Gavazza

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

giovedì 3 febbraio 2011

Che nessuno serbi rancore

Neanche noi sappiamo come abbiamo fatto, ma sul treno di  ritorno da Roma abbiamo recuperato il diario personale di Simone Viancino. Da buoni giornalisti abbiamo pensato di non restituirglielo, bensì di pubblicare una parte esigua dell’enorme malloppo; compaiono anche considerazioni di Stefania A. e Chiara R., due delle sue più vicine collaboratrici (le uniche due, a dire il vero!). Noi ne siamo rimasti sconvolti e per questo abbiamo deciso di pubblicarlo integralmente: solo così chi lo conosce e chi non sa ancora niente di lui potrà farsi una minima idea della misura del personaggio. Buona lettura!

10 agosto 2000
ore 14: arrivo, dopo mesi di attesa, il primo pullman polacco. Noi ovviamente eravamo presenti ad accogliere i baldi, ma soprattutto le balde giovani polacche.
ore 15.30: per quest’ora era previsto l’arrivo dei "nostri” serbi ma all’orizzonte un altro puilman di polacchi! Ma appena si è aperto lo sportellorie (il portellone, N. d.R.) del puilman come per magia la delusione è subito svanita.
Dopo un breve spuntino abbiamo accolto i nuovi amici con balli e canti com’era già successo per chi era arrivato prima.
ore 19.45: Arrivano! Forse sono i "nostri” serbi. E invece no, ancora polacchi. Basta!!!
DRIN DRIN suona il cellulare di Salvina:
«I serbi sono ai casello... andiamo»

11 agosto 2000
ore 10: accompagniamo i serbi all’unico posto tipico in cui ci sono tanti casalesi: il mercato di Piazza Castello.
ore 15: spariscono 1226000 in lire e marchi; vengo incolpato del furto. Dopo lo spiacevole incidente diplomatico, verso sera una messa in polacco.

12 agosto 2000
ore 9: visita guidata della città; cerco di dare una mano nel mio inglese semiscolastico e semi-sconosciuto... e pensare che già fanno fatica a capirmi quando porlo in italiano.
ore 14: Ostensione dello Sacra Sindone a Torino. Al ritorno i serbi richiedono a me e a Christian (P., N.d.R.) di cantare canzoni tipiche italiane. Cantiamo “O sole mio” e ci proiettiamo nella leggenda.
ore 21.30: grande festa in Piazza Mazzini. Mariella P. & friends sono le protagoniste ma io raccolgo l’ennesimo trionfo. Per festeggiare, sbevazziamo insieme ai serbi fino all’alba.

13 agosto 2000
ore 8: ci avviamo alla messa internazionale di Crea, molto toccante ma soprattutto molto internazionale: Vangelo letto in otto lingue!!
ore 15: vinco a mani basse la gara "Maggior numero di foto con le polacche”.
ore 20: partenza per Roma.
ore 23: sono sul treno e sono ancora lucido; questa esperienza ci ha insegnato cosa vuoi dire unità, condivisione e fratellanza.
Ore 23.01: telefono a don Gigi per chiedere di finanziarci un viaggio in Vojvodina.

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

mercoledì 2 febbraio 2011

PORTARE IL FUOCO

Siamo tornati da Roma con una consegna. Ce l'ha data il Papa, citando Santa Caterina da Siena, anche se un po’ parafrasata.
«Se sarete quello che dovete essere, porterete fuoco in tutto il mondo...»
Portare il fuoco: ecco un impegno dopo l’entusiasmo della Giornata Mondiale della Gioventù 2000.
Sono lieto, perciò, che voi ragazzi abbiate sentito, da voi stessi, la voglia di comunicare ai vostri amici, attraverso questa vostro giornale di gruppo, i sentimenti e le passioni che quell'indimenticabile esperienza ha suscitato in voi e in quanti, con voi, hanno vissuto il cammino romano della Giornata Mondiale della Gioventù.
In fondo è la stessa cosa di cui abbiamo sentito il bisogno l’anno scorso tornando da Lourdes: ricordate?
Ci eravamo ispirati alle parole che la Madonna, nell’apparizione, aveva fatto sentire a Bernadette, l’adolescente coinvolta in quel mistero.

«Andate a dire che»

Anche noi ci siamo detti: «andate a dire...» Andate a dire. Portate il fuoco...
Sono due immagini che, pressappoco, ci ripetono lo stesso messaggio: non possiamo temere per quello che abbiamo visto, udito, fatto e vissuto.
Ci viene voglia di dirlo, comunicarlo, partecipano, con la stessa gioia, lo stesso entusiasmo, lo stesso fervore con cui ci è capitato di viverlo.

Bravi ragazzi! Andate a dire che...
Che è bello vivere insieme esperienze esaltanti!
Che è appassionante credere insieme a grandi valori di fede!
Che è convincente sperimentare l’universalità della chiesa nel mondo!
Che è coinvolgente cantare e ballare sull’onda della stessa musica!
Che è trasfigurante appassionarsi per una causa universale di pace!

Andate a dire che...
Che alla fine è esaltante ritrovarsi in tanti
“Sotto la stessa luce,
sotto la stessa croce,
cantando ccl una voce”...

Cari ragazzi, c’è però una condizione.
Perché questo vostro “dire agli altri”, sia un fuoco che comunica ardore, deve nascere da una profonda “novità”: se sarete quello che dovete essere...
È questa la condizione: essere ragazzi “nuovi”, cioè capaci di lasciare abitudini e comportamenti “vecchi” e logori: lasciare pigrizie e indolenze adolescenziali; lasciare le indifferenze inoculate in voi da una ambiente disimpegnato e consumistico.

Essere “quello che dovete essere”: ecco la novità che portiamo a casa da Roma e dalla Giornata Mondiale della Gioventù. Se saremo così, porteremo fuoco in tutto il mondo: il mondo giovanile, troppo spesso preda di inautentiche esperienze e di tante fallimentari spirali apparentemente liberatorie.

Portare il fuoco, anche a Casale e dintorni: ecco la consegna e l’impegno.

Ce la faremo se...

+ Germano Vescovo

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

martedì 1 febbraio 2011

SENTINELLE PER UN NUOVO MONDO...

Scrivo questo saluto per il giornalino dell’oratorio con il cuore pieno ancora della gioia che comunicava lo spettacolo dei giovani a Tor Vergata.
C’erano anche i nostri giovani dell’oratorio e questo mi dava speranza, soprattutto quando penso che il Papa ha dato loro un impegno a nome di Gesù: un impegno per la vita!
Non credo che dobbiamo attendere miracoli da questi eventi così coinvolgenti: e tuttavia in tutti noi adulti questi fatti hanno aperto il cuore alla speranza.
Tante volte noi adulti ripensiamo ai tempi della nostra gioventù, ai nostri oratori, alla nostra vita parrocchiale: e lo facciamo con rimpianto e nostalgia. Eravamo tanti, eravamo motivati, ci sorreggeva una società “cristiana”. Il tempo e la lontananza poi rende i ricordi tante volte più belli di quanto erano in realtà.
Ci sembra tante volte che quei tempi non possano più tornare.
Ora crediamo che dobbiamo smetterla di guardare indietro a tempi che non ritorneranno più.
C’è un tempo nuovo che sta per sorgere: l’alba di questo nuovo tempo incomincia a delinearsi. I giovani ci hanno detto che saranno loro a vegliare perché appena spunta il nuovo giorno tutti siamo in piedi ad attendere il Signore che ci traccia i nuovi sentieri da percorrere.
Mi piace pensare che il Papa ha dato a loro il compito di esploratori di queste nuove strade. Noi adulti - genitori, sacerdoti ed educatori - dobbiamo stare loro accanto perché, nel loro rinnovato entusiasmo, certamente si troveranno di fronte a delusioni e a difficoltà imprevedibili. La società, la storia ed il mondo non sono Tor Vergata! Là era il Tabor: da adesso debbono entrare nella fatica del quotidiano.
Possono contare su di noi: non dovremo essere per loro i soliti giudici critici e smagati, sempre pronti a rimproverarli... Dovremo invece essere persone dal cuore buono e generoso, pronti almeno ad accogliere il grido delle sentinelle: a loro dobbiamo soltanto chiedere che non si lascino vincere dalla pigrizia e dall’ adeguamento vile e povero alle culture dominanti. Il Signore li sostenga nel loro impegno generoso.

don Gigi Gavazza

(da “Boomerang – GMG 2000”, settembre 2000)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

mercoledì 5 gennaio 2011

PARIGI, IO C’ERO!

lo c’ero a Parigi. Quando avevo deciso, assieme agli amici di andare in Francia, non credevo di incontrare così tanta gente. A Longchamp, domenica 24, eravamo un milione di persone, il doppio di quello che si attendevano gli organizzatori francesi. E stata un’esperienza che non dimenticherò facilmente: mi sono divertito assieme ai vecchi amici e ho fatto nuove amicizie, ho visitato posti stupendi e, soprattutto. questa esperienza mi ha rafforzato come cristiano. E poi, quando avrò dei figli potrò dire a loro: «Parigi?.. .Io c’ero!».
Paolo

C’ero anch’io tra le migliaia di giovani a Parigi. Partito da Casale un po’ impaurito per la grande avventura che avrei vissuto, ho avuto l’occasione durante i dieci giorni “francesi” di fare nuove esperienze, di rafforzare le vecchie amicizie e di farne di nuove. Tra tutti gli eventi non potrò mai dimenticare l’accoglienza nelle famiglie a St. Laurent, le catechesi di Bercy e le folle di Champ de Mars e di Longchamp. Mi auguro che l’entusiasmo che ci ha riunito a Parigi, sia quello con cui annunceremo a chi non c’era ciò che abbiamo visto e vissuto.
Alberto

Quando sono partita ero un po’ preoccupata per ciò che ci aspettava, però, nonostante il caldo, il caos e la fatica sono stata contenta di questa esperienza. Valeva la pena alzarsi alle 6 e fare la coda alle docce!
Oltre ad avere conosciuto ragazzi di diverse nazionalità ed aver ricevuto un ‘ottima ospitalità nella famiglia di St. Laurent e nella palestra di Brunoy, mi sono sentita parte di qualcosa di grande ed importante. Dei momenti trascorsi ho tanti ricordi che mi danno emozioni e commozione ogni volta che li racconto.
Elisa

A Parigi ho vissuto un esperienza veramente straordinaria. Innanzitutto la felicita e l’entusiasmo di quei giorni rimarranno vivi in me come sensazioni da trasmettere alle persone che incontrerò e quasi come “modelli” di “gioia cristiana”, vissuta nel Signore. Poi mi ha colpito il fatto di trovarmi insieme ad un milione di ragazzi che, per quanto riguarda alcune scelte fondamentali di vita, la pensano come me e come molti miei amici... Penso che uno degli scopi della Giornata Mondiale della Gioventù fosse proprio questo.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa grande festa: nonostante i non pochi disagi ho trascorso dieci giorni indimenticabili e spero di essere presente anche alle prossime Giornate Mondiali della Gioventù. Quindi.., arrivederci a Roma 2000!
Andrea

(da “Boomerang – Speciale Parigi”, settembre 1997)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003

martedì 4 gennaio 2011

...MA ANCHE IL PALESTRONE, L’OASI E IL BIBLIOBUS

Siamo sul pullman che ci riporterà a Casale, dopo dieci giorni in terra francese. È ormai l’una di notte, quasi tutti dormono e le luci sono spente. Si sente soltanto il rumore del motore che macina chilometri su chilometri. Il cielo è buio, ci sono soltanto la luna e poche stelle che illuminano la notte, ed è il momento giusto per ripensare alla XII Giornata Mondiale della Gioventù, conclusa la mattina prima con la messa di chiusura del Santo Padre.
Molte sono le cose che ci ritornano in mente: i momenti di preghiera e catechesi, forse lunghi, ma importanti, le opere artistiche e architettoniche della bellissima Parigi (fra tutte la Tour Eiffel e il Museo del Louvre), i momenti passati assieme agli altri giovani, sia quelli del nostro gruppo, che quelli di tutti gli altri paesi del mondo, ed, infine, i momenti di divertimento, e questi non li potremo mai dimenticare...!
Ma procediamo con ordine e vediamo come sono andate le cose sin dall’inizio. Si parte e subito la partita a scopa (che porteremo in giro per la Francia) diventa sport ufficiale del puliman (Giorgio, un ragazzo di Moncalvo, propose anche di giocare a bocce: effettivamente spazio nel corridoio non ce n’è abbastanza). Il viaggio è lungo ma il tempo passa veloce, tra le ormai indispensabili carte, e le canzoni di tutte le Giornate Mondiali della Gioventù che si intercalano con le raccolte di canzoni di Raul Casadei (voi non ve lo potete immaginare, ma le emozioni che abbiamo percepito con quelle canzoni non si possono ripetere).
Arriviamo nel pomeriggio a Lione dove veniamo indirizzati alla Cattedrale, qui ci sarà l’incontro d’apertura dei giovani accolti nella Diocesi di Lione. Il cartello che seguiamo dice: “Diocesi di Casale Monferato”. Partiamo per i luoghi di alloggio. Noi credevamo di essere appena fuori Lione, (ce l’avevano detto che saremmo stati ospitati in comunità rurali), ma non credevamo di essere a più di un’ora di puliman da questa grande città.
Ed è qui che l'esperienza francese, unita con una saggia conoscenza dell’italiano raggiunge il suo apice. Appena scesi dal pullman un solo striscione campeggia nella piazza di St. Laurent de Chamousset: “Benvenuto a tutti”, che verrà poi corretto il giorno dopo con “Benvenuta a tutti”. Alcuni sostengono che ci volessero salutare uno per uno...
I giorni qui a St. Laurent iniziano al mattino alle 7 e finiscono dopo la mezzanotte, e sono tutti pieni di iniziative.
Il 15 ci portano a visitare le realtà ecclesiali e sociali della comunità ospitante, praticamente vediamo mucche, galline ed un castello (e, per Stefano, la figlia del proprietario del castello). Camminiamo per tutto il pomeriggio: non lo sanno i francesi che in Italia in questo giorno si fa festa
Il giorno dopo siamo ad Ars assieme a tutti i giovani del Piemonte, il 17, dopo il picnic assieme alle famiglie che ci ospitano: partite di calcio. basket e bocce. Noi, naturalmente, vinciamo il torneo di basket contro francesi e polacchi, anche loro, come noi, ospitati in questo paese.
Il giorno dopo è ora di partire per Parigi. Salutiamo tutti gli amici francesi che ci hanno ospitato. Alcuni sono riusciti a strappare una promessa di vacanza per il prossimo anno, ma non sanno che lo fanno per buona educazione. Anche noi invitiamo sempre i nostri amici per le vacanze, ma alla fine troviamo sempre delle scuse per non farli venire. Quindi, per la prossima estate non prenotate il viaggio per la Francia, al massimo vi invitiamo noi due..
Crediamo di aver lasciato qui molti amici, che abbiamo ritrovato a Parigi. Fra tutti Thierry per gli amici “Mastellone”, che ha ospitato Alessandro e Stefano e le sue indimenticabili bottiglie di Oasi, la bevanda ufficiale di questo pellegrinaggio.
Il viaggio verso Parigi è faticoso: viaggiamo nel pomeriggio, dopo la messa al Palasport di Lione assieme a tutti i giovani ospitati in questa Diocesi. Il sole è cocente, e solo a tarda sera, dopo aver trovato gli altri casalesi assieme al nostro Vescovo in un'area di servizio, arriviamo a destinazione.
Alcuni di noi sono sistemati in famiglia, altri in un palestrone di una scuola superiore, tutti a Brunoy, a circa 30 Km da Parigi. Ma all’inizio, quando la situazione non era ancora ben definita, abbiamo rischiato di finire tutti nell’ormai mitico “Bibliobus”, un pulmino parcheggiato lì vicino, che può ospitare persone fino a sei piani sottoterra. Alla fine, però, siamo riusciti a scamparla, anche se alcuni, una notte nel “Bibliobus” non se la sarebbero fatta scappare.
Se le prime giornate nella provincia lionese ci erano sembrate già molto intense, a Parigi incominciamo a capire cosa vogliano dire frasi come Tirare l’alba oppure Fare after: sveglia alle sei - sei e mezza (dipende da quanta coda eri disposto a fare davanti ai quattro rubinetti), colazione a base di ciambelloni “velenosi” e caffè liofilizzato per darti il giusto supporto calorico per affrontare una lunga giornata.
Dopo la colazione, ci si trovava tutti nella chiesa del paese per la preghiera e per la partenza verso il centro di Parigi. Verso le 10 incominciava nel Palazzetto di Parigi-Bercy la catechesi: ebbene molti avranno già saputo da chi è andato, di come fossero interessanti questi momenti di riflessione.., ma nessuno vi ha mai raccontato come il pubblico fosse attento alle parole dei relatori... insomma, che non vi passi in testa di pensare che Andrea S. e Mariella P., ad esempio, abbiano veramente passato le mattine a prendere scrupolosi appunti.
Se il primo giorno l’abbiamo passato a cantare e a fare la ola, il secondo e soprattutto il terzo giorno su diecimila ragazzi, tanti eravamo nel palazzetto, almeno la metà ha dormito anche solo per qualche momento, un terzo ammette di essersi abbioccato almeno una volta, mentre i rimanenti erano impegnati nel lungo e faticoso lavoro dello scrivere cartoline.
Dopo la catechesi andavamo, tutti nel parco vicino a mangiare; prima però di raggiungere il cibo, bisognava fare una coda mostruosa con i famigerati bollini che ci permettevano di mettere qualcosa sotto i dentì dove vari spintoni sul modello di un concerto rock, si consegnavano i bollini ai volontari dicendo una preghiera per non averne perso qualcuno nella foga.
Alla fine ti sedevi soddisfatto, aprivi il sacchetto e contento annunciavi frasi tipo «A ragà, ce tocca il formaggio “velenoso”»!.
Nel pomeriggio avevamo alcune ore per visitare la capitale francese: la più bella è stata forse la visita al Museo del Louvre guidata dal professore Stefano G., il quale ci ha illustrato le caratteristiche di alcuni tra i più bei quadri del mondo.
Alla sera si tornava verso il paese per cenare (sempre con la coda e i bollini) e verso mezzanotte si andava a dormire. Naturalmente non tutti si addormentavano subito; per fare un esempio a caso, alcuni di noi hanno organizzato, l’ultima notte, un fantastico pigiama-party con Coca Cola, Oasi e patatine comprate nell’unico negozio aperto dopo le 6 del pomeriggio.
La nostra esperienza in Francia si è conclusa, come sapete, con la Veglia di sabato 23 e la Messa con il Papa del 24 agosto. Noi, questi due giorni, li abbiamo passati metà sulla metropolitana parigina (abbiamo impiegato mezza giornata solo per arrivare all’ippodromo di Longchamp) e l’altra metà dentro il sacco a pelo in mezzo ad un milione di ragazzi che cantavano tanto di giorno, fino a qui tutto normale, quanto di notte, disturbando il sonno di chi non si reggeva più in pedi. Appena conclusasi la Messa abbiamo fatto ritorno al Paese e nel tardo pomeriggio siamo partiti alla volta dell’Italia, e adesso siamo qui nel buio della notte a sfogliare il libro su Parigi, in italiano, che Gabriele ha comprato all’ultimo autogrill francese (da lui bisogna aspettarsi questo ed altro).
Ma adesso basta, vogliamo lasciarvi tranquilli così magari il rumore del motore che macina chilometri su chilometri lo sentite anche voi....

Alessandro e Paolo (da “Boomerang – Speciale Parigi”, settembre 1997)
* "Boomerang" è stato il giornalino dell'oratorio dell'Addolorata dal 1996 al 2003